Dopo qualche mese di pratica, e varie letture sul web, sto giungendo a considerazioni che voglio riportare su questo post. Ogni commento o correzione su eventuali inesattezze sarà ben gradito !
Cosa è l’hydrofoil ?
L’hydrofoil è un sistema composto da 2 ali, un areoplanino sulla cui fusoliera, la parte che unisce l’ala anteriore con la posteriore, è collegato un “perno” detto piantone nel quale, a sua volta, è fissata la tavola da windsurf.
Come funziona il windfoil?
La tavola si muove in avanti ed il flusso d’acqua che scorre sopra e sotto le ali sommerse dell’hydrofoil genera portanza (spinta verso l’alto). L’aeroplanino si solleva, la tavola e circa metà piantone escono dall’acqua. Si tratta di un volo nell’acqua a tutti gli effetti. La velocità necessaria per volare è ovviamente inferiore a quella che serve per decollare in aria, perché l’acqua che ha densità maggiore. Più è grande l’ala anteriore (la grandezza può essere indicata dalla superficie in cm quadrati) e minore è la velocità necessaria per il decollo, e quindi minore sarà il vento necessario per poter volare; per fare un esempio, con un’ala di superficie di 1000 cm quadrati ed una grossa vela (8,5-9 metri quadrati) è possibile decollare con soli 6 nodi e raggiungere velocità doppie rispetto al vento. Tutto ciò era impensabile anni fa, a meno che non si fossero usate tavole dette “formula” con vele gigantesche, da 11-12 mq, tutt’altro che facili da recuperare una volta cadute in acqua.
I diversi tipi di hydrofoil: come sceglierli
Le ali frontali degli hydrofoil
Le ali frontali degli hydrofoil, praticamente ormai tutte in carbonio, hanno forme diverse, a seconda di cosa si preferisce fare: per essere agili nel fare manovre in spazi ristretti si preferiscono ali più corte e tozze (si dice con corda più ampia), mentre per andare in velocità e risalire il vento (andare di bolina) si preferiscono ali larghe (tipo ali di gabbiano, corda minore) che offrono poca resistenza. Le ali di uno stesso produttore sono generalmente intercambiabili, anche se è bene approfondire le specifiche sui siti ufficiali del produttore.
Nella foto 3 diverse ali: la W639 da velocità per vento forte (superficie inferiore a 600 cm2), la W683 per venti leggeri, più lenta e da manovre (1000 cm2) e la Bug, orientata al freerace (da gara) per vento leggeri e medi (850 cm2).
Le fusoliere degli hydrofoil
Ali corte si accompagnano a fusoliere più corte, che facilitano la manovrabilità, mentre per ali larghe è meglio usare fusoliere più lunghe che rendono più facile il controllo del beccheggio (impennarsi o abbassarsi della prua della tavola) ad elevate velocità. Inoltre consentono di avere l’ala frontale in posizione più avanzata, il che facilità il sollevamento della tavola con poco vento. Ultimamente i produttori si stanno orientando su fusoliere un po’ più lunghe rispetto a lunghezze di circa 70 cm che erano in voga qualche anno fa, e si preferiscono misure dai 90 cm e fino a 120 cm. I materiali maggiormente per le fusoliere usati sono alluminio (anche per modelli da competizione), carbonio (alcuni produttori fanno un blocco unico tra piantone e fusoliere) e più raramante il titanio.
Il piantone degli hydrofoil
La lunghezza dei piantoni consigliati va da un minimo di 85 cm in su. Lunghezze inferiori si usano solo nella fase di apprendimento, dove la minore altezza di navigazione consente di “spaventarsi” meno. Eh si, perché andare in hydrofoil spaventa un po’, soprattutto quando si va ad una certa velocità (per ora, per me, oltre i 21 nodi). Tuttavia sconsiglierei tali piantoni, perché i tempi di apprendimento sono così brevi che si sentirebbe subito la necessità di un piantone più alto, per stare più lontani dalla superficie dell’acqua ed evitarne l’impatto, soprattutto in presenza di onde e chop. Inoltre un piantone più alto permette di inclinare maggiormente la tavola sopravvento, cosa che rende più efficiente l’andatura di bolina.
E sempre per la rapidità con cui si migliora, mi sento ora di sconsigliare l’acquisto di foil “cosiddetti facili – adatti per imparare” ma di orientarsi su quello che sarà il prodotto definitivo (evitare l’alluminio se si vorrà fare anche qualche salto, il piantone si potrebbe piegare in maniera irreversibile durante l’atterraggio, optare per un freerace bello rigido per gli amanti della velocità). In ogni caso sconsiglierei l’alluminio perché richiede più manutenzione contro la corrosione, soprattutto nell’acqua salata.
Svantaggi dell’hydrofoil (pochi)
Il range di utilizzo delle vele: se per esempio, in slalom, una 8,5 la usi da 10 fino a 18 nodi, in hydrofoil la 8,5 con 13 nodi è già bella piena. Il foil partirà in velocità, non sentirà ragioni, e non si fermerà così facilmente, neanche aprendo la vela (specialmente il mio Moses W639, che è proprio un missile). Ed essere scagliati, agganciati al trapezio, in basso verso la prua della tavola a più di 40 km/h non è il massimo. Per il resto vedo solo vantaggi: fare windsurf al Trasimeno non è sempre possibile perché spesso i termici estivi serali magari si fermano a 8 nodi; con l’hydrofoil si aumentano le uscite del 30-40%, ed aumenta decisamente anche la qualità delle stesse.
Manutenzione dell’hydrofoil
Bisogna ingrassare, almeno una volta al mese, gli inserti filettati e viti con grasso al litio. Ho visto sul mercatino di facebook gente che vendeva hydrofoil in alluminio che non si potevano più smontare. Almeno su quelli un carbonio puoi sempre sostituire un inserto filettato ricostruendo la parte danneggiata con resina, ma se rovini l’alluminio la vedo più complicata. Per gli hydrofoil da race consiglio di evitare di toccare con le mani le ali per non ingrassarle. Il grasso influisce in maniera negativa sullo scorrimento dell’acqua sulle ali e potrebbe farti fare spin-out (come sul windsurf) con la differenza che in hydrofoil si precipita bruscamente invece che slittare con la parte posteriore della tavola. In andature più veloci si possono sentire attimi tipo un vuoto d’aria in aereo, come se per una frazione di secondo l’hydrofoil iniziasse a precipitare; è un principio di cavitazione, cioè si forma aria tra ala e flusso d’acqua e la portanza cala parzialmente. Una bella pulita con l’alcool è quello che ci vuole.
Hydrofoil- considerazioni finali
Molti pensano, forse per sentito dire, che in hydrofoil bastano vele piccole, massimo 6 mq; è vero, ma con tali misure servono comunque circa 10 nodi di vento e un’ala frontale bella cicciotta (tipo la mia W683 o anche più grossa, ali dette “wave” adatte per sollevarsi già a bassissime velocità). Per andare con 6-7 nodi servono sempre grosse vele, tavole larghe oltre 85 cm fino ad 1 metro, ed avere ali larghe e veloci (avrebbe poco senso usare un’ala lenta da manovra con una vela di grandi dimensioni poco maneggevole). In hydrofoil si deve pompare: per uscire dall’acqua almeno 2 pompate le devi dare, altrimenti vuol dire che hai messo una vela anche troppo grossa e andrai sicuramente “sovrainvelato”.
La sensazione del volo in hydrofoil è meravigliosa, bello come la planata. E’ così bella che dopo un po’ che vai con la classica pinna, poi senti il bisogno di andarci, di volare liscio e silenzioso. E viceversa. La differenza è che l’andatura in hydrofoil te la assapori piano piano e sempre di più man mano che acquisti un certo grado di padronanza e rilassatezza; allora si apprezzerà maggiormente la nuova disciplina. La vela sta immobile perché non si subisce il chop, si ha la perfetta percezione del vento su di essa, più che con la classica pinna, si sente come ci agisce il vento apparente e di conseguenze la si lasca o cazza vistosamente per evitarne lo stallo. L’idea di poter bolinare con angoli prima impensabili specialmente con vento sul limite inferiore, è avvincente, si potrà “esplorare” lo spot con maggiore libertà. Diciamocelo: andare in slalom con 10 nodi poi non è il massimo del comfort, si sta impiccati perché la vela ti sostiene appena, si risale poco il vento e non si va neanche così veloci. Per come la vedo io 10 nodi col foil sono invece condizioni perfette, come 20 con lo slalom: divertimento, velocità ed emozione assicurati. Un’altra fantastica differenza è la percezione della velocità: a 20 nodi (che andarci con uno slalom è pietoso e ti viene voglia di smontare) sembra di andare come razzi !!
Ho provato tavole strette (70 cm), slalom larghi riadattati (85 cm), ma la prima volta che sono salito su una tavola pura hydrofoil ho sentito la differenza: tutto quello spazio e larghezza sulla poppa squadrata rende il tutto più facile; poter mettere il piede posteriore molto esterno (distante dall’asse centrale della tavola quasi come quello anteriore) permette di potersi inclinare in avanti più comodamente (al contrario che sullo slalom dove ci si inclina all’indietro) e poter contrastare efficacemente la spinta dell’ala anteriore, che aumenta all’aumentare della velocità. Il tallone non sarà sul bordo della tavola come su uno slalom e sarà più facile mantenere una posizione più eretta. Il track per il piede d’albero è inoltre un po’ più arretrato. La pressioni sui piedi va esercitata con più delicatezza, bisogna essere felpati, un brusco cambio di pressione e quindi di distribuzione del peso, magari per esempio all’indietro, farà schizzare tutto l’hydrofoil dall’acqua in un instante.
Vado in hydrofoil con vele grandi (9 – 8,4 e 7,8) e con venti fino a 12-13 nodi, poi metto pinna normale usando la stessa vela, altrimenti dovrei mettere una 6 metri. Uso una tavola larga 86 cm (Jp Hydrofoil 135). Sono orientato alla velocità, non mi interessano le manovre. Devo ancora imparare a strambare del tutto in volo.
Sono un fanatico dello slalom e tutt’ora dico che meglio che andare su uno slalom piccolo con più di 20 nodi non ce n’è; ed ero uno di quelli che dicevano che sull’hydrofoil non ci sarebbero mai saliti. Ora che c’ho preso dimestichezza dico che non potrei farne a meno.
Complimenti per l’approfondimento.
Hai fatto una sintesi come poche ho visto in giro sapendo coniugare descrizioni tecniche ed esperienza personale in modo equilibrato e l’una funzionionale all’altra.
Faccio windsurf da ormai oltre 25 anni e una descrizione così era proprio quello che cercavo: hai saputo alimentare la mia curiosità e molte altre domande e non vedo l’ora di provarlo anche io. Interessante la parte con le altre tavole e da qualche anno sto pensando di provarci con una mia ormai vecchia mistral race full carbon che non usavo piu ormai avendo nel tempo preso delle JP tra slalom e super sport e cosi potrei ridarle una vita nuova e sopratutto potrebbe ridarmi ancora una volta nuove e stupende emozioni.
Ha scassa gia deep tuttle e ho trovato che vendono degli adattatori per rinforzare la zona. La tavola ha uno shape squadrato sia in poppa che in prua ed è larga in poppa 90 circa ed è lunga 250 o poco piu e molto leggera. La scassa è molto arretrata e anzi è a filo prua e le strep in buona posizione.
Mi piacerebbe avere il tuo parere in merito.
… A filo poppa volevo dire…
Grazie; non so come è fatto il tuo mistral race, ma è probabile che debba mettere il piede d’albero abbastanza indietro. La mia tavola Jp Foil ha la scassa circa 8 cm più arretrata rispetto ad uno slalom