In questo post non troverete consigli di viaggio, ma semplicemente una serie di riflessioni fatte durante un viaggio in Kenya.
Siamo appena usciti dal nostro bel resort di Malindi; è forse una delle rare volte che ho acquistato un pacchetto last minute con tanto di charter e mezza pensione; non siamo certo turisti da villaggio turistico, ma il prezzo era decisamente conveniente e sicuramente con l’intero pacchetto non avrei coperto nemmeno il costo del volo di linea per Mombasa!
Dicevo, era poco dopo l’alba quando usciamo dal resort per cercare un taxi, un tuk tuk o un qualsiasi altro mezzo di trasporto; noto un ragazzo con la sua brutta e vecchia bicicletta con la catena arrugginita, seduto sul marciapiede di fronte all’entrata dell’albergo: sembra vestito a festa, con una camicia bianca perfettamente stirata ed un paio di pantaloni chiari un po’ demodè; le sue scarpe eleganti ed appuntite sono impolverate ed hanno dei grossi buchi sulla pelle vicino ai lacci che fanno intravedere i calzini.
Il ragazzo indossa un paio di occhialetti rotondi da vista che mi fanno pensare che sia un intellettuale, uno a cui piace studiare. E’ lì fermo ed impalato da un po’, forse ha un colloquio di lavoro, forse ha bisogno di soldi per sfamare la famiglia o forse vuole solo mettere da parte un gruzzoletto per poter frequentare l’università. Inizio a fantasticare, a volte mi sento anch’io un po’ Walter Mitty; questa mattina, è uscito dalla sua casa e con la sua vecchia bicicletta ha raggiunto dal suo villaggio di campagna, Malindi la città, il luogo dove, grazie ai ricchi turisti può avverare il suo sogno; mi faccio mille storie, tutte più o meno plausibili e mi commuovo, di fronte quello che rappresenta l’emblema di questo paese fatto di gente semplice, con gli occhi buoni, che si merita molto di più di quello che possiede. Poi succede: improvvisamente il ragazzo, dopo aver parlato con il vigilantes, inforca la sua scalcagnata bicicletta e parte. Mi sento triste…forse non ce l’ha fatta; forse sta tornando a casa con la coda tra le gambe e deve ricominciare a cercare un lavoro che lo aiuti a tirar su un po’ di soldi.
Ma sono sempre la solita pessimista: infatti, la sera quando torniamo a cena, dietro il bancone self service, vestito con una bella divisa bianca e con i suoi occhietti timidi dietro alle piccole lenti, indovinate chi c’è? Si, proprio lui, l’intellettuale in bicicletta lui almeno ce l’ha fatta.