Quando ho comperato i biglietti per Delhi, non ero del tutto convinta di ciò che stavo per affrontare: un viaggio in India! Ho sempre considerato l’India una meta difficile, non tanto per l’organizzazione e la logistica del viaggio, quanto per ciò che si va a vedere, a toccare con mano, per ciò che ti entra negli occhi…e nel cuore. Tutti coloro che raccontano l’India lo fanno con un tono accorato, descrivendo povertà, miseria e sporcizia in contrapposizione con la ricchezza delle dimore storiche e dei monumenti scintillanti. Tutti coloro che raccontano un viaggio in India ti parlano delle mucche per strada, dei risciò, della confusione e del caos sulle vie di Delhi, del rumore dei clacson impazziti e dello smog.
Te lo raccontano, ma nel momento in cui parti e ti ritrovi di notte in una stazione di un paese in una zona rurale, lontana chilometri da tutto, ad aspettare un treno lurido e puzzolente che arriverà con ore di ritardo, tra lebbrosi e miserabili che dormono a pochi centimetri dai binari , ti rendi conto che l’India non si può raccontare: l’India si deve vivere!
La prima parte del nostro viaggio è volata: nell’ovattata atmosfera di un suv, guidato da una persona educata e dai modi gentili, il nostro amato Ratan. Lui è stato il nostro angelo custode per sei giorni, ci ha consigliato e protetto e ci ha insegnato a non cadere nelle trappole per turisti; dai finestrini della sua auto osservavamo scene di vita, tutto scorreva in maniera piuttosto ovattata; poi ci siamo separati e , a Satna, è iniziata la seconda parte del nostro viaggio in India. Ci siamo ritrovati catapultati in una realtà che fino a quel momento avevamo solo osservato dal di fuori: suoni, odori e sensazioni crescevano minuto dopo minuto e, una volta saliti sul famigerato treno Satna-Varanasi abbiamo avuto momenti di vero sconforto; sudicio e puzza nel nostro scompartimento, immondizia sino alle ginocchia e bagno praticamente inagibile. Chi mi conosce sa che non sono queste le cose che mi fanno paura, ma vi assicuro che il pensiero di dover dormire per nove ore in queste condizioni ci distruggeva. Eppure la notte è passata indenne e siamo arrivati a Varanasi.
Varanasi: la città santa; altro colpo al cuore: storpi, mendicanti, sporcizia e puzza il tutto elevato al quadrato rispetto al più ricco Rajasthan. Un traffico infernale da non poter davvero camminare per strada…Eppure…a Varanasi avviene il miracolo! Assistiamo alla cerimonia di cremazione ed al rito dei Bramini: avverto la spiritualità, quella tanto celebrata dagli amanti dell’India. Il giorno dopo ci perdiamo tra i vicoli della città vecchia: lo sporco e la puzza rimane, ma vedo Varanasi sotto un altro punto di vista e, la sera quando salgo sul treno che mi porterà a Delhi avverto una strana sensazione: nostalgia!
Articolo fantastico! Idee molto utili e interessanti, grazie per avere condiviso la tua esperienza.