Il mio tour del Marocco fai-da-te parte il giorno di Capodanno. sfruttando un’offerta Ryanair. In questo articolo trovi il diario di viaggio dettagliato, mentre, se vuoi consigli per l’itinerario e per la logistica puoi dare un’occhiata al mio itinerario in Marocco.
Tour del Marocco tappa per tappa
Primo giorno: Fez
Il volo della Ryanair atterra a Fez in perfetto orario, il tempo di passare il controllo passaporti e siamo fuori, nel fresco della sera del 1° gennaio .
La fermata del bus che ci condurrà al centre de la ville si trova proprio fuori dell’ aeroporto; il bus arriva dopo una mezz’oretta, e, in meno di 20 minuti ci conduce alla stazione dei taxi, nella Fez nuova; da qui, in 2 minuti con un taxi cittadino raggiungiamo la Medina dove si trova il nostro hotel prenotato dall’Italia.
Secondo giorno: la medina di Fez
Vogliamo andare alla conceria, una delle attività artigianali ancora praticate a Fez. Una finta guida ci scorta, nonostante le nostre “non risposte” alle sue domande. Finalmente lo seminiamo, ma, a sorpresa, ricompare come per incanto di fronte all’entrata della conceria. L’odore è fortissimo, entriamo e, mentre io mi dirigo ad osservare le vasche da vicino, Marco e Michix vanno in terrazza per avere una visuale dall’alto. I coloranti sono naturali (papavero, indaco, zafferano) e, sciogliendosi in acqua danno un bel colpo d’occhio!
Risaliamo dalla conceria ed usciamo dalla Medina: dobbiamo ritirare la nostra auto che da domani ci porterà sulle strade del Marocco. A piedi percorriamo i due chilometri che separano la Medina dalla sede della Budget. Ci affibbiano una Peugeot 308, categoria superiore a quella che avevo prenotato; per una volta un pizzico di fortuna!
Ritorniamo alla Medina e parcheggiamo nel parcheggio riservato dell’hotel Batha. Oggi non abbiamo bisogno dell’auto: gireremo per le strette strade della Medina, lasciandoci sedurre dagli odori e dai colori ; è un altro mondo rispetto alle 8 di mattina. Fes è una città molto affascinante, le sue porte (bab), le sue Moschee, i giardini i palazzi e le sue Mederse meritano sicuramente la nomina di “patrimonio UNESCO”. Ci intrufoliamo nei vicoli, ci perdiamo nella Medina; curiosiamo nelle piccole botteghe dove calzolai, sarti, orafi ed i vari artigiani praticano la loro attività. Ci fermiamo a pranzo alle 3 del pomeriggio dopo aver camminato 7 ore di seguito. Un ottimo Tajine per me, cous cous per Michix e brochette di vitello per Marchino. Torniamo in hotel dove finalmente ci concediamo una birra. Serata di relax al pub; domani ci aspetta la tappa più lunga del nostro viaggio: tutta una tirata fino a Todrha….Meglio riposarci….!!
Terzo giorno: Da Fez alle gole del Thodra
Dopo colazione carichiamo velocemente le nostre poche cose sul bagagliaio della 308: inizia il nostro on the road attraverso il Marocco; ci dirigiamo verso la città nuova, direzione Ifraine per raggiungere Errachidia tra 4 ore e mezza; ma abbiamo fatto i conti senza l’oste, a quest’ora Fes è congestionata da un traffico disordinato e rumoroso ed impieghiamo una buona mezz’ora solo per uscire dall’area metropolitana. Ben presto si apre un panorama del tutto nuovo: i monti del Medio Atlante ci appaiono come per magia tra radure verdi e boschi di querce. Raggiungiamo quota 2000 metri e scopriamo le cime innevate. Sembra di essere in Svizzera piuttosto che nel bel mezzo del Nord Africa! Il culmine lo raggiungiamo Ifraine: tetti spioventi, chalet di montagna laghetti e ruscelli…se non lo vedessi con i miei occhi davvero non ci crederei!
In breve ridiscendiamo a Midelt e da qui inizia un panorama del tutto nuovo: tornanti su montagne
rosse brulle con strane stratificazioni e di tanto in tanto qualche wadi. Arriviamo a Rich dove inizia la spettacolare valle dello Ziz, dopo il tunnel dei legionari, alla nostra destra ci appare il fiume, che scorre impetuoso attraverso un letto sassoso scosceso. Arriviamo alla diga che sbarra il fiume e forma un lago azzurrissimo. Siamo nei pressi di Errachidia. Ci fermiamo all’incrocio con la strada per Tinghir, dove consumiamo il pranzo a base di brochettes e patate in un baracchino attorniati da alcuni gatti. Il tempo di provare un nuovo thè alla ruta, e ripartiamo verso la nostra meta: le gole del Todra . I 130 chilometri che separano Errachidia da Timghir, sono caratterizzati da un panorama bellissimo: un gigantesco altopiano di deserto rosso attorniato da un lato dal Medio Atlante e dal lato opposto dall’Alto Atlante. In breve arriviamo a Tinghir e da qui individuiamo velocemente la stretta strada che scende alle gole del Todhra. Sono le 4 del pomeriggio, in questo momento la luce del sole illumina il palmeto e la valle in modo surreale. Sotto di noi una stupenda vallata con case berbere rossicce, come le rocce circostanti, tra il verde smeraldo del palmeto e l’azzurro intenso del cielo.
Ci fermiamo per scattare delle foto e subito un gruppo di bambini ci si avvicina per venderci qualcosa. Continuiamo la nostra discesa al Todrha attraversando villaggi caratteristici. Le donne ed gli anziani sono seduti all’ombra davanti alle loro case ed osservano le poche macchine che passano i bambini giocano in strada. In breve raggiungiamo la gola, che purtroppo è vittima di una cementificazione selvaggia, anche se in armonia con l’ambiente. Una breve passeggiata lungo il fiume e, riprendiamo la nostra auto per raggiungere il ryad da me prenotato. Lo troviamo subito, si raggiunge tramite una strada sterrata a circa un chilometro dal centro del paese. E’ una casa berbera con poche grandissime stanze. Siamo accolti calorosamente dal proprietario e dopo aver ordinato la cena andiamo in esplorazione nel centro di Tinghir accompagnati dall’inserviente del Ryad che deve fare la spesa. Tinghir è una deliziosa cittadina berbera, ormai è il tramonto ed i commercianti stanno riassettando la loro merce, il mercato è grandissimo ed occupa tutte le vie del paese; chiediamo ad Abusalam, il nostro accompagnatore se c’è uno speziale, e lui ci accompagna in una piccola bottega, dove il ragazzo ci fa saggiare decine di polveri tra le quali il grasso di balena, usato come sapone infatti ci sorprende il suo profumo intenso. Si è fatto tardi, Abusalam deve riportare la spesa al cuoco, lo aiutiamo a trasportare uova, acqua e pentole. La cena la consumiamo nella bella sala del nostro ryad, arredata con tappeti e divani dai classici colori berberi. Per me il solito Tajine e per i maschietti brochette e patate! Stasera i ragazzi del Ryad ci hanno anche procurato 3 birre!!
Quarto giorno: da Thodra a Zagora
Colazione alle 7 in punto, il tempo di salutare i nostri nuovi amici, carichiamo tutto in macchina e partiamo alla volta delle gole del Dades. Oggi dobbiamo coprire la strada che da va Todra a Zagora. Arriviamo in breve all’incrocio che conduce nella valle in cui scorre il fiume. Passiamo deliziosi paesini, donne e bambini sulla strada osservano le auto che passano; percorriamo tutta la vallata, paesaggi mozzafiato tra gole verticali, il fiume, linfa vitale per la gente che vive qui scorre placidamente tra campi coltivati e frutteti. Dopo circa 30 chilometri la strada sale in un numero infinito di tornanti che, visti dall’alto sono spettacolari.
Continuiamo la strada saliamo attraverso una strada stretta e tortuosa a tratti non asfaltata, bellissimi panorami si susseguono, ma purtroppo dopo circa 40 chilometri la strada diventa quasi impraticabile come preannunciato dalla nostra guida cartacea. Decidiamo di tornare indietro e ripercorriamo l’intera strada, fino all’incrocio che conduce a Ouarzazate: abbiamo intenzione di raggiungere Zagora, 160 chilometri a sud di Ouarzazate, è circa l’una e la strada è stretta e piena di curve. Cambio del guidatore, tocca a me arrivare fino a Ouarzazate ed impiego una vita a fare 120 chilometri: si susseguono paesi e villaggi e, qui in Marocco pare che lo sport nazionale sia quello di camminare in mezzo alla strada! Arriviamo a Ouarzazate alle 3 del pomeriggio . Il tempo di una brochette di pollo a testa e ci rimettiamo in cammino. La strada che conduce a Zagora è scenografica: dapprima in mezzo a montagne brulle e dalle forme strane, poi, quando si scopre la valle del Dra, accanto ad un gigantesco palmeto che corre lungo il fiume per 200 chilometri. Tutt’intorno casbash berbere che si confondono con i colori delle montagne.Gente per strada, bambini vocianti e biciclette, è l’ora del tramonto….dobbiamo fare ancora 30 chilometri, ci impiegheremo una vita, il buio qui arriva in fretta. Arriviamo nel nostro Ryad “La petit Casbash” a notte fonda, Brahim ci aspetta sulla soia, ci accoglie con un thè alla menta e ci serve un’ottima cena.
Quinto giorno: il deserto del Marocco
Oggi è il giorno in cui abbandoneremo la civiltà e ci addentreremo nel deserto del Marocco tra le dune dell’Erg Checga alte 300 metri. Dopo una colazione a base di caffè latte, marmellate, burro e pane marocchino, servita sul tavolino accanto al grande divano della deliziosa Petit Casbash , sistemiamo la nostra 308 nel garage di Brahim e saliamo sul fuoristrada di Abu, nostra guida-autista per le prossime 24 ore. Brahim carica alcune buste con i viveri nella jeep e ci saluta osservandoci mentre ci allontaniamo.
Prima tappa Tamegroute , un villaggio lungo la strada per Mhamid famoso per la sua biblioteca Coranica e per le ceramiche smaltate di verde. Scendiamo dalla macchina e ci viene presentato il ragazzo che ci farà da guida attraverso le strade polverose del villaggio. Tamegroute è costituita da 5 casbash di 5 diverse “famiglie” noi visiteremo la più particolare, la casbash sotterranea dei Tuareg perchè, la nostra fortuna sfacciata ha voluto che la nostra guida fosse un tuareg ed, orgoglioso, ci apre la porta della sua dimora. La casbash sotterranea mi ha molto impressionato…non posso veramente credere che qui ci vivano 80 famiglie, stipate come talpe in buchi bui ed angusti, senza finestre ma con antennoni satellitari da fare invidia agli sky-dipendenti italiani!! le solite contraddizioni africane!
Il ragazzo ci accompagna alla scuola Coranica, dove “ci consegna” ad un omino piccolo piccolo che sostiene di parlare italiano. Ci illustra brevemente i manoscritti indicandoci i temi affrontati in ogni volume. Visita interessante. La nostra permanenza a Tamegroute sta giungendo al termine, il tempo di visitare la fabbrica di ceramiche e di acquistare qualche coccetto. (veramente carini e particolari).
Abu svolta a destra su una sterrata: andremo a percorrere una pista che ci porterà attraverso i villaggi rurali della valle del Dra fino ad arrivare agli accampamenti dei nomadi del deserto.
Bambini vocianti rincorrono un pallone sgonfio, donne che camminano stancamente con taniche gialle per l’acqua, asini stracarichi , motorini spompati e biciclette , il buon Abu deve fare una specie di slalom in questa strada stretta e sassosa.
A pochi chilometri da Mhamid riprendiamo l’asfalto: dobbiamo comperare della frutta e poi, entreremo nel deserto. La strada asfaltata finisce e comincia una pista lunghissima che si perde nelle sabbie del Sahara.
Abu si fa strada tra le dune, che dapprima sono piccole, ma che diventano sempre più grandi ed imponenti. Raggiungiamo il campo alle 5 del pomeriggio.Appena arrivati partiamo subito: il tramonto è incombente e non vogliamo perderlo. Ci affrettiamo a scalare le dune più alte: il sole si sta abbassano. La sabbia si colora di un rosso intenso, i segni del vento formano degli straordinari giochi di luce. Da lontano scorgiamo il nostro campo, dobbiamo memorizzare il percorso che abbiamo fatto: di notte rischiamo di non orientarci. Il sole è calato, il buio ci coglie all’improvviso, in pochi minuti torniamo al campo. Prendiamo possesso della nostra tenda berbera e ci facciamo consegnare una pila di coperte. La notte qui al Checga deva fare veramente freddo. Di nuovo ci viene offerto del thè, sembra che qui lo bevano in tutte le occasioni! Al campo siamo in 5: noi 3 più una coppia di Milano. Alle 7 ci servono la cena: zuppa e tajine (ottimo, un plauso al cuoco) anche Marco, che non ama le brodaglie, si fa coraggio e lo mangia!Questa sera il cielo ci regala una miriade di stelle. Valle la pena di venire fin qui solo per vederle!! I ragazzi del campo intonano alcune canzoni berbere al ritmo dei bonghi. Alle 8, 30 tutto tace, ci ritiriamo nelle tende e mi seppellisco sotto 8 coperte: in questa stagione la notte è lunga e fredda nel deserto.
Sesto giorno: dal deserto a Ouarzazate
Alle 6 suona la sveglia: questa mattina non ci sveglia il Muezin, ma vogliamo vedere il sole che sorge dietro le due! Sotto 3 piles, un giacchetto anti-vento d un berretto di lana, mi muovo con la mia macchina fotografica. A me piacciono più le albe che i tramonti, ed anche questa volta volta ho avuto ragione .Il deserto cambia colore di minuto in minuto, le ombre si riducono. Ciò che colpisce è il silenzio unito all’immensità. Il momento è magico ed io me lo godo dalla duna più alta!
Torniamo al campo, thè alla menta, pane burro e marmellata a colazione, il tempo di radunare i nostri 4 stracci e ci rimettiamo in jeep, con il gelo nel cuore: il deserto , come tutti i luoghi estremi o lo mi o lo odi. Noi lo amiamo, ci ha ammaliato e ci dispiace abbandonarlo. Ma dobbiamo riprendere il nostro viaggio on the road.
Per tornare a Zagora Abu percorre un’altra pista che passa per attraverso uno sparuto gruppo di dune: un ultimo sguardo al deserto e ci riimmettiamo nella strada asfaltata tornando nella civiltà!
Eccoci di nuovo alla Petit Casbah, Hibraim ci aspetta con una deliziosa spremuta d’arancia. Ci chiede com’è andata, s’informa, vuole che i suoi ospiti abbiano un ricordo piacevole del soggiorno presso la sua struttura. Si è fatto tardi, dobbiamo ripercorrere tutta la valle del Drà fino ad Ouarzazate. Salutiamo Brahim e Abu e ci rimettiamo in viaggio, ripercorrendo a ritroso la bellissima strada fatta 2 giorni fa. Nel tardo pomeriggio siamo a Ouarzazate, troviamo agevolmente il nostro hotel (Marmar) nuovo ed a 10 minuti dal centro a piedi, scarichiamo i bagagli e, dopo una doccia lunga e calda, ci dirigiamo in piazza, proprio sotto la bab Sahara, la porta del deserto. Passeggiamo senza meta e, cerchiamo il ristorante consigliatoci dalla Routard per la cena: Chez Nabil, ottimo locale, con buona cucina e prezzi modici.
Stasera, botta di vita: ci rechiamo in place 3 march per fare una capatina al Cafè Dolphine a fumarci la shisha. Il locale è molto affollato da locali che fumano bevendo thè e guardando la partita; troviamo un tavolino nel soppalco ed anche noi ordiniamo thè e shisha…esperienza da fare!
Settimo giorno: da Ouarzazate a Marrakesh
Ripartiamo subito dopo il giro delle grandi sale ed angusti anfratti, alla volta di una nuova Casbah, questa volta a 20 chilometri da Ouarzazate, in uno scenario incantevole, fra palme, fiume e montagne. La casbah di Ait Benhaddou è raggiungibile passando il fiume ed arrampicandosi attraverso le strette strade che portano all’ingresso.
Un dedalo di vicoli in cui si affacciano abitazioni e cortili. La casbah è classificata come la meglio conservata di tutto il Marocco. Entriamo in una casa privata (naturalmente offrendo una lauta mancia alla padrona) ed osserviamo la cucina, il patio ed il salotto. Terminiamo il giro e, torniamo alla nostra macchina: oggi scavalcheremo l’Atlante per raggiungere Marrakesh, la nostra meta finale.
Il percorso di oggi attraversa l’Alto Atlante, i colori delle montagne sono strepitosi; la strada stretta e tortuosa si arrampica fino ai 2300 metri circa del Tizi N Tchika, il passo che collega Ouarzazate a Marrakesh. Sono solo 150 chilometri di strada, ma ci fermiamo spessissimo per osservare e fotografare il bellissimo panorama. Alle 4 del pomeriggio siamo in città. Lontani anni luce dalla calma e dalle desolazione del nostro deserto. Guidare a Marrakesh è difficilissimo: auto, moto biciclette, asini e persone ammassati tutti insieme in mezzo alla strada. Dobbiamo cercare un hotel in centro, vogliamo trascorrere le prossime 2 notti a pochi passi dal cuore pulsante della città: la sua famosa piazza Jemaa El Fna . Scegliamo una vera e propria bettola,Agnaoue, di cui l’unica nota positiva è la posizione: veramente a 30 secondi di cammino dalla piazza.
Facciamo un breve giro, subito dopo esserci sistemati, e ci lasciamo ammaliare dal fascino della piazza dichiarata, dall’unesco “patrimonio orale dell’umanità”. Consumiamo la cena nella terrazza di un elegante ristorante del centro concedendoci anche una bella birra!
Ottavo giorno: ultimo giorno in Marocco a Marrakesh
Dobbiamo riconsegnare la nostra auto per cui, cerchiamo nella mappa la strada di Gueliz dove si trova la Budget e, in pochi minuti ci ritroviamo nel rumore e nel caos del traffico di Marrakesh.
Riconsegniamo l’auto, nessun problema grazie a Dio, ed a piedi ci dirigiamo verso la Medina. Attraverso un lungo viale, percorriamo tutto il quartiere degli hotel e, dopo i giardini dell’oliveto, scorgiamo la Moschea in lontananza. Prima di salutare la città ci concediamo una lunga passeggiata che ci farà toccare punti più belli: un ultimo thè sulla terrazza all’aperto di un caffè con vista sulla piazza Jemmaa el Fna è l’ulimo saluto all’affascinante Marrakesh!