Tunisia
Sicuramente è stata l’impresa più entusiasmante della mia vita: ho attraversato il deserto tunisino in mountain bike da Douz a Djerba. Da allora è cambiato il mio modo di viaggiare.
Quasi 400 km di pedalate attraverso dune, oasi, villaggi e montagne sotto il sole africano di ottobre.
La fatica è stata estenuante, il mio fisico ha comunque reagito bene soprattutto perchè mi ero molto allenata in estate nella ore centrali della giornata.
Ma veniamo al viaggio.
Eravamo in 30 tutte donne, accompagnate da uno staff composto da 15 ragazzi che ci hanno accudito, coccolato, sfamato, dissetato protetto etc etc. Il viaggio si articolava in 6 tappe.
La sera ci rifocillavamo al campo tendato che contribuivamo a montare appena finito di pedalare. Tutto questo può sembrare alquanto faticoso, ma vi assicuro che passare la notte nel deserto è veramente un’esperienza unica. Da quella prima volta, in tutti i miei viaggi ho cercato il contatto con deserto e sono sempre riuscita a ritagliarmi almeno una notte sotto il cielo stellato. Certo, bisogna avere grande spirito di adattamento, fare la doccia con una bottiglia d’acqua non è facile. I nostri accompagnatori e le jeep di scorta ci hanno tenuto d’occhio ed hanno fatto si che il nostro viaggio procedesse nelle condizioni di massima sicurezza.
Siamo partite da Douz attraverso la porta del deserto subito una grande distesa di sabbia si prospettava sotto le nostre ruote: la prima tappa prevedeva circa 50 km in terreni leggermente sabbiosi. In realtà dopo le tempeste di sabbia degli ultimi goirni, abbiamo dovuto subito adeguarci a pedalare in un autentico mare di sabbia. I primi km sono stati i più duri, poi, sgonfiando le gomme siamo riuscite a procedere molto più agevolmente. Ci siamo fermate ad assaporare un bel thè alla menta al bar Du desert una piccola baracca in mezzo alle dune.
Da Douz siamo arrivate all’oasi di ksar Gilane passando x cordoni di dune e qui abbiamo fatto il bagno sulle pozze di acqua calda,  poi abbiamo proseguito costeggiando l’oleodotto ed attraversando numerosi wadi fino a risalire verso Matmata raggiungendo il villaggio e fermandoci ad ammirare le case troglodite ed il paesaggio lunare. Siamo poi risalite, attraverso le montagne nello splendido deserto sassoso fino a riscendere nel versante di Mareth, abbiamo  proseguito su asfalto fino a Jorf Bac x poi imbarcarci sul traghetto che ci ha portato a Djerba. Pedalando, e’ molto piu’ piacevole che stare seduti sul sedile di un auto, perche’ in questo modo tutto scorre molto più lentamente e si ha il tempo di assaporare meglio le sensazioni.
Ho attravasrato varie fasi psicologiche in questo viaggio:dapprima un profondo senso di impotenza verso quello che definisco l’impeto della natura, il deserto. Le condizioni estreme mi hanno quasi surclassato ma poi qualcosa in me si è ribellato e con una grande forza d’animo ho continuato a pedalare nonostante la fatica ed il caldo mi impedivano di farlo. Poi ho avuto una grande sensazione di potenza:ero riuscita a superare la prima difficoltà non avevo mai smesso di pedalare. Superato il primo impatto ho cominciato a guardarmi intorno: l’enorme distesa mi incitava a pensare, a riflettere, a guardarmi dentro, ero sola in mezzo ad un mare di sabbia eppure riuscivo a sentirmi vicina tutte le persone che mi vogliono bene. E’ proprio vero, hanno ragione i Tuareg: i deserti esistono per far ritrovare l’anima agli uomini!

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