Sul treno notturno per New Delhi, lasciandoci alle spalle Varanasi, riguardo le fotografie scattate in questi 10 giorni, durante il nostro viaggio in India on the road; ne scelgo una, con la quale voglio salutare l’India, e Varanasi in particolare, città che raccoglie, concentra e rafforza in sé tutto quello che in giro per il paese abbiamo visto.
Scelgo questa perché è una foto “positiva”: passeggiando tra le strette vie della old city, un giovane ci vede e rapido esce dal portone e ci saluta. È probabilmente di famiglia benestante, ha una casa che sembra ben tenuta e pulita, forse ha un bramino in famiglia.
Lascio l’India con il ricordo di giovani cordiali e curiosi, sorridenti e socievoli. Questa è la parte migliore che ho visto; in effetti, girando un po’ per il paese, anche se in maniera “ovattata” dentro un auto con tanto di autista, ed immergendosi poi a piedi per le strade di Varanasi, in mezzo agli indiani, sembra di entrare in un girone dantesco fatto di smog, rumori, clacson infiniti, traffico impossibile, rifiuti, escrementi, fogne a cielo aperto, bestie e storpi mendicanti, il tutto mescolato caoticamente . Si ha la sensazione che sia appena esplosa una bomba e che abbia disseminato persone, animali, disordine e colori ovunque. Non c’è strada che non sia costellata da escrementi di vacca, su cui dormono le vacche stesse, non c’è cane che non abbia la tigna, non c’è spiazzo che non sia ormai occupato dai rifiuti. Qui vivono e lavorano gli indiani con noncuranza, nelle loro botteghe, a ridosso della strada, a respirare veleno, ad occupare il tempo in mansioni perfino inutili ed assurde, a spostare polvere, cacca e plastica dal proprio zerbino a quello del vicino due metri più in là, tutti insieme, tutti dentro la stessa discarica. E sempre qui muoiono gli indiani, cremati sulle rive del Gange. Ciò che non brucia finisce nel fiume assieme a immondizia e liquami dei canali di scolo.
A rileggerle, qualche giorno dopo, queste righe, sembrano esagerate; ma quando si è lì, prima o poi, una certa rabbia viene fuori, una sorta di rigetto, ed incomprensione, incapacità di accettare il fatto che si possa vivere in un ambiente così “contaminato”. E per quei giovani si prova allora anche dispiacere.
Arrivati a New Delhi, la situazione sembra migliore. La regione è più ricca rispetto agli stati del centro-sud della federazione indiana: meno sporcizia, forse anche meno rumore; la miseria c’è anche qui ma si nasconde meglio tra la vastità di una metropoli da oltre 20 milioni di abitanti. C’è una festa sikh (terza presenza religiosa del paese dopo induismo e islam) e tutti si riversano nelle strade a festeggiare e mangiare riso. C’è un’atmosfera allegra, c’è musica, e la cosa non ci è dispiaciuta affatto dato che da lì a poche ore avremmo avuto il volo di rientro per l’Italia.
2-12-2014. La rabbia è ormai sopita. Al suo posto c’è la nostalgia, nostalgia di un posto dove ovunque c’è qualcosa di estremamente fotogenico, colorato e vivo, nostalgia di un mondo opposto al mio, che invece, ahimè, è fin troppo asettico.
Ciao incredibile India !!