Primo giorno: Arrivo a Istanbul e partenza per Ankara in treno
Partenza da casa alle 20,30; questa volta ,per evitare di non dormire per niente, pernotteremo a Roma all’hotel Cristoforo Colombo, zona EUR prenotato da booking al modico prezzo di 40€ a doppia.
La mattina alle 5 partiamo, purtroppo a Parkingo c’è una fila interminabile. Rischiamo di perdere l’aereo, ma ce la caviamo ed arriviamo appena in tempo per fare il chek-in. Arriviamo ad Istanbul ed iniziamo subito ad esplorare la città!
E’ l’ora di pranzo e siamo pronti per visitare la zona asiatica di Kadikoy . Un aperitivo con tzaziki e birra in un locale delizioso con vista Bosforo ed un Kebap ( prevedo il primo di una lunga serie per Andrea e Michix) .
Iniziamo a girare senza meta nel mercato, ammaliati dai colori e dagli odori; frutta e verdura, spezie e pesce fresco e tanta gente in fila a fare acquisti. Ci immergiamo nel life style turco fumandoci il nostro primo narghilè alla mela. Ci gustiamo uno splendido tramonto sul Bosforo nel lungomare di Kadikoy, frequentato in questo caldo sabato di settembre da signorine in chador elegantemente vestite e da improbabili pescatori con canne da pesca rudimentali. Osserviamo l’Europa dall’Asia ed immortaliamo la palla rossa che scende dietro ai minareti di Istanbul. Siamo pronti per il viaggio in treno. Un kebap al volo in stazione e saliamo nel nostro treno. Rimaniamo sorpresi dall’efficienza e dalla pulizia dei treni turchi; 27 € a testa (online sul sito delle ferrovie turche) per letto in scompartimento doppio con lavabo (acqua calda e fredda) + colazione+ ciabattine firmate dalla compagnia ferroviaria! Dormiamo come ghiri per risvegliarci la mattina a pochi chilometri da Ankara!
Secondo giorno: Ankara cosa vedere
Alle 7 e 20 arriviamo alla stazione Hipodrom , scendiamo dal nostro treno a 4 stelle e ci mettimo alla ricerca della metro. L’Otel Elit (scritto proprio così senza h) si trova in zona centrale e con tre fermate di metro ed uno sguardo al nostro fidato tablet lo raggiungiamo agevolmente. Sono le 8 di mattina, e nonostante il chek in sulla mia prenotazione sia consentito solo dopo le 14, il receptionist senza fiatare ci registra e ci consegna le chiavi delle camere. Lui non lo sa ma questo gesto farà guadagnare moltissimi punti alla struttura nella recensione che scriverò al mio ritorno!
Dopo aver posato gli zaini ci rechiamo in un lussuoso bar di Kizilay , il quartiere dove è situato il nostro hotel, per fare colazione e qui ci rendiamo conto che ad Ankara sono in pochi a saper comunicare in inglese, così ci riproponiamo di imparare alcune parole in turco che ci possano servire , la prima è “sut” latte, visto che il cameriere alla mia richiesta di “cold milk “ mi ha portato un cappuccino caldo!
A mezzogiorno ci viene a prendere con la sua auto Simal , ragazza turca amica di Andrea che ci porterà alla scoperta della “vecchia” Ankara. Prima tappa il museo delle civiltà anatoliche con bellissimi reperti risalenti anche a 10000 anni prima della nascita di Cristo. Bellissimi monili e utensili Ittiti rinvenuti in Anatolia.
Saliamo poi attraverso i caratteristici vicoli che portano al castello; le vecchie case sono un po’ degradate ed avrebbero bisogno di essere ristrutturate, ma il fascino del luogo è indiscutibile. Dal castello ammiriamo la città immensa : le case ed i palazzi occupano l’intero orizzonte a 360°.
Riscendiamo e Simal ci porta a pranzo al” Kofteci Ali Usta” un caratteristico locale ai piedi del castello dove ci rimpinziamo di deliziose Kofte . Una tazza di caffè turco sui caratteristici tavoli bassi e, Simal ci legge i fondi di caffè con l’aria di chi la sa lunga!
Riscendiamo in macchina dalla cittadella e, dopo un giro panoramico ci facciamo lasciare su una bella zona commerciale non lontano dal nostro albergo. L’ufficio di autonoleggio è vicinissimo. Bighelloniamo perdendoci tra la folla della domenica pomeriggio ed aspettiamo le 18 per ritirare la nostra macchina all’Avis. Anche questa volta la fortuna ci tende la mano: al posto di una fiesta a benzina ci viene consegnata una Ford Focus diesel di livello superiore! Proprio quello che ci voleva: siamo in 4 con i bagagli, staremo più larghi ed inoltre la benzina qui in Turchia costa 2 euro a litro! Risparmieremo!
Torniamo agevolmente il nostro hotel e parcheggiamo. Antipasto con panino con interiora di agnello arrostiti per Anna (kokoreç) e cena a base di Doner Kebap annaffiato da birra per tutti!
Terzo giorno: Cappadocia
Sveglia di buon ora, colazione da re all’otel Elit, carichiamo i nostri zaini in macchina e via, verso sud attraverso una strada larga e facile da trovare…(dopo le indicazioni di Simal e del noleggiatore dell’Avis sarebbe stato grave non orientarci!)
Dopo circa un ora e mezza di superstrada arriviamo ad un grande lago salato, ci fermiamo in uno dei pochi posti in cui si può camminare sopra al sale e passeggiamo un po’ tra i gruppi di turisti urlanti. Risaliamo sulla nostra Focus e ci rimettiamo on the road. Andrea guida, Michele fa il navigatore , Anna legge la Loneley e la Routard ed io mi rilasso sul sedile di dietro come una regina!
In men che non si dica arriviamo ad Uçhisair dove visitiamo il pittoresco castello arroccato su un gigantesco camino di fata. E’ il nostro primo approccio con il paesaggio dolce e fiabesco della Cappadocia. Proseguiamo la strada per Goreme e, dopo 6 chilometri ci troviamo nel centro del paese. Trovare l’hotel prenotato da booking non è stato facile ; una volta entrati un’amara sorpresa: delle 2 camere prenotate solo una era disponibile (non si sa di chi fosse la colpa) ….Avevo prenotato un Cave hotel con camere scolpite nella roccia molto spartano ed economico. Il ragazzo alla reception si attiva subito ,visto il mio disappunto e, in men che non si dica ci trova due bellissime camere al Sarhan hotel, di categoria superiore e con panorama migliore allo stesso prezzo!
Ci sistemiamo ed andiamo a mangiare in paese : un piattone di falafel per me, un kebap per Michix ed Andrea ed un insalata per Annina.
Alle 15 ci dirigiamo al Museo a cielo aperto di Goreme (ingresso 15 lire turche a testa aperto fino alle 19 in questa stagione). Che dire di questo posto? Molto particolare il paesaggio, bellissime ed imperdibili 3 chiese: La chiesa della Mela, the Dark Church ( con supplemento di 8 lire turche) e la Chiesa dell’anello nelle quali i dipinti rappresentanti scene del vangelo sono coloratissimi e ben conservati; d’altro canto troppa fila e troppi gruppi, troppa caciara ed alcuni scempi sui muri ad opera di visitatori ignoranti e poco vigilati dal servizio d’ordine.
Usciamo dal complesso museale e ci avventuriamo nel solito hard trekking che ci accompagna in tutti i viaggi: oggi scopriremo la misteriosa “Valle delle rose” con i suoi canyon tra i camini delle fate ed i numerosissimi alberi da frutta che costeggiano il sentiero; i miei compagni di viaggio hanno candidamente e sfacciatamente mangiato mele, prugne ed uva selvatica per tutto il cammino!
Arriviamo ad una casa all’interno della roccia; qui finisce il sentiero, dobbiamo tornare alla macchina.
Ci dirigiamo in perlustrazione verso Urgup, paese ad 8 chilometri da Goreme; saliamo fino alla Wish hill ed ammiriamo il panorama dall’alto; Urgup è arroccato su una rupe e non so se mi piace o no, magari una restauratina alle case del centro storico contribuirebbe a renderlo più accogliente! La parte nuova è veramente un po’ troppo turistica.
Incontriamo Isil, amica di vecchia data di Andrea che lavora come guida turistica ed accompagna gruppi di italiani. Ce ne andiamo a cena al Kardesler, un locale con specialità turche. Isil è allibita da cosa da quanto e come mangiamo…non siamo davvero dei turisti convenzionali! Anna si è presa un piatto piccantissimo e lo fa fuori in un batter d’occhio; Michele ed Andrea, dopo aver spolverato le loro pietanze attaccano i fagioli speziati che ha lasciato Isil ed io, mi mangio una scodella fumante (tandir) di pollo con formaggi. Dopo cena, salutata Isil , ci fermiamo in un negozio di spezie dove acquistiamo frutta secca ed assaggiamo numerosi semi a noi sconosciuti. Torniamo a Goreme e ci ritiriamo nelle nostre stanze.
Quarto giorno: La valle di Goreme
Avete presente come si sente un bambino la mattina di Natale quando vede i regali sotto all’albero? Bene, io ho provato la stessa identica sensazione quando alle 6,30 di mattina ho guardato fuori dalla finestra della mia camera: tra i camini delle fate, illuminate da una luce surreale, decine e decine di mongolfiere fluttuavano nel cielo nella valle di Goreme! Anna con felpa e cappuccio mi ha salutato dalla sua sdia proprio fuori dalla mia stanza: i nostri amici ci hanno sorpreso svegliandosi molto prima di noi.
Usciamo nell’aria frizzante della mattina ed ammiriamo lo spettacolo. Foto su foto e la sensazione di trovarsi tra le pagine di un libro dei fratelli Handerson.
Alle 8 dopo colazione partiamo alla volta di Cavusin, un paese poco distante da Goreme con una splendida cittadella arroccata su un’altura che si affaccia su una valle completamente ricoperta di pinnacoli di diversi colori. Facciamo una passeggiata osservando da più angolazioni i camini delle fate. Ridiscendiamo e ci fermiamo in un bar frequentato da anziani indigeni a prenderci un ottimo caffè turco.
Riprendiamo il nostro viaggio alla scoperta della Cappadocia ; prossima tappa Kaymakli con la sua celeberrima città sotterranea. In questa zona della Turchia sono molte le città sotterranee, esse costituivano un rifugio per i Cristiani ed erano collegate tra loro da decine e decine di cunicoli. L’ingresso è a pagamento (15LT), entriamo e seguiamo il percorso segnalato. Ben presto Anna ed Andrea fanno dietrofront: purtroppo i cunicoli sono molto stretti e danno una brutta sensazione di claustrofobia. Io e Michele terminiamo il percorso, ma il nostro consiglio è quello di effettuare la visita all’intervallo del pranzo: è questo il momento in cui non si incontrano i tour organizzati.
Anna ed Andrea ci aspettano fuori in un barretto, ci sediamo anche noi e poi, dopo poco ripartiamo in macchina alla volta di Mustafapasa, un paese tranquillo e poco frequentato dai turisti. Passeggiamo tra le dimore della cittadella e, visto che sono le 15 decidiamo di tonare a Goreme per mangiarci un kebap in un locale segnalato sulla Routard. Ci riposiamo un po’ in albergo e poi alle 20,45 ci spostiamo verso Urgup in in cui viene rappresentata la cerimonia dei Dervishi Rotanti. I Dervishi o Mevlevi sono una confraternita che segue una corrente Islamica che con una cerimonia di danze rotanti esprime l’amore divino. Lo spettacolo dura circa ¾ d’ora ed è molto suggestivo anche se rivolto prettamente ai turisti. Ringraziamo Isil di averci permesso di assistervi gratuitamente!
Alle 22 torniamo a Goreme ed andiamo a cena nel nostro locale preferito: I Flinstone. Io al solito mi rimpinzo di Falafel e yogurt, Michele si mangia un piatto vegetariano, Andrea un mix di assaggi di specialità turche ed Anna un insalata di pollo rigorosamente senza maionese!
Quinto giorno: Konya, Turchia
Questa mattina alle 6 io e Michino siamo già in piedi, cerco di svegliare Anna, ma non ne vuol sapere di alzarsi, così ci incamminiamo nella montagna proprio sopra al nostro hotel per ammirare e fotografare le mongolfiere che si stanno alzando dalla valle dietro a Goreme. Lo spettacolo è strepitoso: decine e decine di palloni colorati sono a mezz’aria, trasportati dalle correnti ascensionali; intanto il sole sta sorgendo dietro la collina di Urgup. Le mongolfiere salgono e si avvicinano a noi. Riusciamo a fare delle foto bellissime.
Dopo un oretta di cammino riscendiamo facciamo colazione insieme ai nostri amici che nel frattempo si sono svegliati , sbaracchiamo le nostre poche cose e giriamo il muso della nostra Ford verso sud ovest: ultima tappa della Cappadocia il bel villaggio di Zelve con alti pinnacoli multicolori ed un breve percorso da trekking sotto il sole infuocato.
Ripartiamo e facciamo una breve sosta ad Avanos ,paesotto bagnato dal fiume Rosso con un bel centro storico poco sfruttato turisticamente. Alle 11 ripartiamo lasciandoci definitivamente alle spalle la Cappadocia ed il suo magnifico fascino.
Prossima tappa Konya a circa 220 chilometri ; guido io, i miei amici non sono per niente di compagnia…Dormono come ghiri tutti e tre mentre fuori dai finestrini scorre l’arida steppa Anatolica con campi gialli arsi dal sole e qualche carretto che trasporta frutta lungo la superstrada. Mi fermo a Sultanami, dove si trova il caravanserraglio più grande della Turchia., 3LT è il prezzo per persona per visitarlo ma non è niente di speciale.
Michele mi da’ il cambio alla guida e dopo un ora siamo a Konya. La città è grandissima e caotica; arrivare in centro è molto complicato, ma alla fine troviamo l’Otel Sato e parcheggiamo la Ford . L’Otel è molto economico, spartano ma dignitoso ed ha un buon rapporto qualità/prezzo.
Usciamo subito in perlustrazione e, ci rechiamo all’interessantissimo bazar dove suoni, odori e colori si fondono creano un’atmosfera particolare. Naturalmente non possiamo non mangiare il nostro Kebap quotidiano: Anna ed Andrea lo scelgono di pollo ed io e Michele ce ne mangiamo uno buonissimo di agnello molto speziato. Un giro al mercato coperto è d’obbligo .
A cena andiamo in un locale menzionato sulla Routard, l’Ozer Cigerci specializzato in spiedini di fegato: Anna se ne ingurgita una porzione, Michele ed Andrea prendono un mix agnello-fegato ed io agnello-polloil tutto condito con yogurt. Come antipasto (meze) ci servono pomodori in salsa piccante, cipolle e prezzemolo. Per spengere il piccante in Turchia si beve una specie di yogurt condito con sale ed aglio l’Ayran. Dopo cena, una fumatina di narghilè e subito a letto….domani sarà una lunga giornata.
Sesto giorno: Pammukkale
Partiamo dallo Sato Otel alla volta di Pamukkale, alle 7,30; Konya si è già svegliata ed il traffico è sostenuto, ma, Michele ha studiato accuratamente la strada per uscire dal centro e prendere lo svincolo che conduce verso ovest. Andrea guida e Michix sul sedile anteriore gli indica le strade. In una mezz’oretta usciamo dal caos della città e siamo su una strada a 4 corsie che corre attraverso i campi gialli di fieno tagliato; ai lati piccole colline circondano l’altopiano. Nessun paese o villaggio per molti chilometri e poi, l’incrocio per Denzili non segnalato sulle nostre mappe; chiediamo informazioni ad un benzinaio che ci indica a strada giusta ed in turco ce la spiega sommariamente: tra 200 chilometri circa saremo a Pamukkale. Cambio del guidatore, è il mio turno, questa volta i miei amici non dormono ( ma sarebbe meglio che lo facessero!!).
Dopo circa 2 ore di strade interrotte, deviazioni, tratti non asfaltati arriviamo a Dezili e da qui svoltiamo a destra: già da lontano è visibile la caratteristica collina bianca soprannominata “castello di cotone”.
Troviamo subito il Kale Otel, spartano quanto basta ma molto molto economico (20 € a camera con prima colazione weef aria condiziona e tv sat in camera!!!). Ci cambiamo velocemente, mangiamo 4 Kebap e ci dirigiamo verso il parco che si trova al centro del paese.
A quest’ora c’è molta gente, decidiamo di salire ad Hierapolis e di fotografare le vasche al nostro ritorno, quando la luce sarà meno forte e la folla si sarà diradata. Per salire ci fanno togliere le scarpe, questo rende piacevole la camminata sotto l sole. In cima alla colata calcarea c’è un’incantevole città romana fondata dal re di Pergamo e successivamente ampliata dai romani e poi dai bizantini; i resti del teatro, dell’agora e della necropoli sono stupefacenti e la loro posizione, nei pressi delle cascate termali ne fanno un sito archeologico unico al mondo.
Alle 18 ridiscendiamo, non c’è più nessuno nelle vasche, così ci intozziamo e schiamazziamo come bambini scemi! Foto su foto e poi, visto che il cielo si è rabbuiato e si sentono i tuoni in lontananza torniamo alla nostra “faraonica” dimora; cena a Mehemet’s Heaven ,delizioso locale arredato in stile turco, consigliatissimo dalla Lonely ma sconsigliato da noi :mangiamo Kofte e kebap al piatto, i peggiori in una settimana e stranamente i meno economici!
Settimo giorno: Efeso, Turchia; l’antica Pergamo
Colazione alle 7,30, scambiamo 4 chiacchiere con la signora dell’hotel che ci saluta mentre partiamo con la nostra Ford alla volta di Efeso.
Da Pamukkale dobbiamo riprendere la superstrada che arriva fino a Izmir e fermarci a Selçuk, l’antica Efeso, antica città greco-romana splendidamente conservata.
Attraversiamo piccoli villaggi con poche case, dobbiamo più volte fermarci per permettere a mucche o pecore di attraversare la strada . Dopo 22 chilometri siamo sulla 4 corsie , piccola sosta ad Aydin. Un kokoreg a testa per Andrea e Michele, mentre io ed Anna facciamo la fila in banca per cambiare i soldi. Ripartiamo e dopo meno di un ora siamo all’entrata del sito Archeologico di Efeso (ingresso 20LT a testa).
E’ la mezza, fa un caldo pazzesco, ma visto il poco afflusso di turisti a quest’ora siamo contentissimi di poterci gustare in solitudine gli splendidi ruderi. Efeso è bellissima, infatti è classificata il miglior sito archeologico del Mediterraneo. Strade, colonne, templi, teatri e, non per ultima la stupenda biblioteca di Celso fanno rivivere i tempi dello splendore dell’impero romano. Ero già stata ad Efeso 5 anni fa, ma non avevo avuto modo di vedere le dimore terrazzate (ingresso a parte 15TL) : si tratta di abitazioni di ricchi romani (una sorta di Berlusconi dell’epoca) che conservano nel loro interno splendidi mosaici e marmi pregiati tutt’ora in restauro. Si possono osservare gli archeologi all’opera attraverso il camminamento trasparente. Soldi spesi benissimo!
Alle 15, quando usciamo dai cancelli , terminata la nostra visita , ci imbattiamo in un orda di gente, sbarcati da decine e decine di pullman che stanno varcando i gate di entrata: croceristi in escursione!
Riprendiamo la nostra auto e ci dirigiamo a 15 chilometri da Efeso sul mare, a Kusadasi, città ,oserei definire orrenda, per lo scempio di palazzi acquapark ecc costruiti in una splendida insenatura naturale. Purtroppo sotto il nostro hotel c’è il mercato giornaliero, così dobbiamo cercare un parcheggio per la macchina (10LT , cioè 4 € per un giorno….da noi manco la 1° ora).
Facciamo Chek in all’Otel Sato ( 27 € due doppie per una notte prepagate su Logitravel) e ci impossessiamo delle nostre “lussuosissime” stanze.
Usciamo subito in perlustrazione, ci facciamo 4 kebap e ci dirigiamo a piedi verso il porto. Pescatori che preparano le esche, ragazzini che pescano e barche multicolori pronte per salpare. Proseguiamo a piedi fino a Ladies Beach a 3 chilometri da Kusadasi, la spiaggia esclusiva , una specie di Rimini e Riccione della Turchia. Non è questo il mare che mi piace…e nemmeno la città: sembra di essere in un altro mondo rispetto alla Cappadocia!
Io e Michele torniamo in bus, i nostri amici a piedi. A cena provo il Kumru, una specie di hot dog turco con salsiccia e formaggio. Questa sera ci trattiamo bene: facciamo una capatina in pasticceria; assaggiamo Baklava, i tipici dolci turchi molto molto carichi e due dolci con cioccolata e zenzero .
ottavo giorno: Spiagge Turche
Di buon’ora partiamo da Kusadasi, ci dirigiamo verso nord ovest, nella penisola di Casme. Dopo un’oretta attraversiamo Izmir, città immensa e non certo bella da vedere. Cesme si trova sul lato settentrionale di un promontorio che si allunga verso il mare con una costa frastagliatissima. A poche miglia l’ isola greca di Chios. Il ostro hotel, si trova ad Alaçati (si pronuncia Alaseti), un piccolo paese alle porte di Cesme, famoso come spot per i surfisti. Ho prenotato con un’offertona di booking: 25€ a stanza . L’hotel è veramente superlativo, 30 mq di camera superaccessoriata e con arredamento di design.
Illica beach si trova a 5 minuti di passeggiata dall’hotel; è una spiaggia bellissima, peccato lo Sheraton che deturpa un po’ il paesaggio e i jet ski che sfrecciano come razzi sull’acqua turchese!
Un lungo bagno ed un po’ di relax stesi ad asciugarci; alle 14 andiamo a pranzo in una delle piccole osterie sulla parte vecchia di Alaçati “l’Ali Babà Koftecisi” dove mangiamo ottime Kofte e dove assisto interessata alla loro preparazione.
Dopo pranzo Michele vuol fare surf ad Alaçati, per cui, mentre i nostri amici si riposano, noi andiamo alla ricerca di un noleggio di tavole; nella parte sud del promontorio, a circa 6 chilometri da Cesme, c’è la baia di Aliçati con acque basse , il vento giusto e numerose scuole e baracchini che affittano l’attrezzatura. (30 TL 1 ora) . Mentre lui è in acqua io faccio le riprese e lo fotografo. Sono tantissimi i surfisti in queste acque e la parte più ad est della baia è riservata ai kite surf.
Ritorniamo ad Aliçati ed andiamo a cena tutti e quattro a Cesme. Cesme è molto carina, una cittadina curata e con casette di legno, una bella fortezza genovese che si affaccia sul porticciolo. I turisti sono per la maggior parte Turchi . Mangiamo in un ristorante nella via principale: manti per Andrea, una specie di tortellini in salsa rosa conditi con yogurt , pomodoro e spezie; Iskender Kebap per me e per Michele, carne di manzo al pomodoro posata su una specie di pane ed il solito kebap di pollo per Anna.
Ritorniamo al nostro boutique hotel, domani ci aspetta una minicrociera in caicco!
Nono giorno: Caicco
Alle 10,30 partiamo con il nostro caicco con altre persone, quasi tutte di nazionalità turca. In verità sono piuttosto contrariata: ci avevano riservato un posto all’ombra ed invece ci ritroviamo sdraiati tra i cuscinoni del ponte superiore in pieno sole.
La prima sosta dopo circa un ora di navigazione intorno alla penisola di Cesme, su una bella baietta dalle acque verdi smeraldo in una piccola isola poco distante dalla terraferma. Anche se l’acqua è freddissima il richiamo del mare è fortissimo così ci tuffiamo in attesa del nostro pranzo a base di pesce alla griglia, pollo e pasta ( se la potevano pure risparmiare! Blea!) . Dopo pranzo altre due soste: l’isola degli asinelli ed un’altra baia dalle acque turchesi.
Probabilmente le foto sono più eloquenti di mille descrizioni.
Torniamo alle 17,30, facciamo una passeggiata a Cesme dapprima tra i negozi ed i turisti che affollano la via e la piazza principale, poi, ci addentriamo tra i vicoli solitari, dove sembra di essere lontanissimi dalla folla e dove la vita degli abitanti di questa incantevole cittadina scorre lentamente: donne che chiacchierano amabilmente nei cortili, bambini che giocano e massaie ce riassettano le umili dimore.
A cena ci spostiamo ad Alaçati, la Porto Cervo della Turchia, con casette perfettamente restaurate, boutique che vendono merce firmata a prezzi esorbitanti e signorine in minigonna sedute ai tavoli dei longe bar a bere prosecco con il rampollo di turno!
In questo luogo chic riusciamo a scovare un self service “Yusuf Usta” che offre meze (antipasti) e dai portate principali a prezzi “turchi” (spendiamo poco più di 25 € in 4…siamo nella media!)
Decimo giorno: Cesme in Turchia e la sua penisola
La mattinata di oggi la dedichiamo ad un tour della costa in macchina: attraverso strade secondarie arriviamo fino alla punta estrema della penisola e ci fermiamo in una lunga spiaggia sabbiosa nella costa meridionale della penisola. L’acqua è freddissima, ma il suo colore invita a bagnarci.
Ci stendiamo due ore al sole e poi ritorniamo a Cesme per pranzare da Alì Babà che oggi ci propone le sarde. Andrea ed Anna ne prendono una porzione a testa mentre io e Michele ci mangiamo le solite Kofte.
Dopo pranzo una siesta (oggi ce la prendiamo veramente comoda) e, alle 16,30 io Anna accompagniamo Michele a fare surf, mentre noi chiacchieriamo amabilmente spaparanzate sui cuscinoni in spiaggia lui sfreccia tra le onde di Aliçati.
Andrea se ne va invece a fare una corsetta. Riconsegnata la tavola da surf semiintegra, torniamo in hotel per prepararci per la cena che consumeremo da Yousuf. Questa sera proviamo, oltre al solito giro di meze, manti (tortellini allo yogurt) peperoni ripieni, verdure affogate in un mare di yogurt e fagioli. A letto prestissimo….domani giornata di spostamento…
Undicesimo giorno: Bursa
Partiamo da Cesme alle prime luci dell’alba, per strada non c’é quasi nessuno; arriviamo ad Izmir in meno di un ora, purtroppo peró sbagliamo strada e, nonostante le mappe di Michino impieghiamo piú di mezz’ora per districarci tra il caos del traffico mattutino. Ben presto mi uniformo agli standard turchi ed inizio a pigiare sul clacson ad ogni incrocio. Ritroviamo la superstrada ed usciamo dal fiume di auto della città. Dopo due ore e mezza Andrea mi da` il cambio e sfrecciamo come razzi nelle quattro corsie con l’intento “di arrivare a Bursa in sole cinque ore” (ho riportato tra virgolette le parole di Andrea); purtroppo la nostra corsa rischia di trasformarsi in “una fuga di mezzanotte”: nel bel mezzo della superstrada, a tradimento, una pattuglia ci ferma e dopo un fiume di parole incomprensibili, pronunciate con tono piuttosto contrariato, lo sbirro ci rilascia un verbale di cui l’unica cosa che capiamo è che ad Andrea-Shumacher hanno tolto 10 punti (turchi) dalla parente e che la multa ammonta a 140 LT!
Tra improperi e parolacce arriviamo a Bursa ed abbiamo un’altra sorpresa: l’hotel che ho prenotato il giorno prima su hotels.com sembra non avere camere; proprio 30 secondi prima del mio sbrocco, compare un angelo nelle sembianze del paffutello receptionist, il quale non solo ci trova una sistemazione migliore allo stesso prezzo, ma ci da’ pure la dritta per pagare la multa. Così prima di riconsegnare la macchina andiamo in una specie di ufficio delle entrate: una signorina gentile, ma non parlante inglese, ci accompagna in una sala gremita di gente e ci consegna il numero. Avremmo passato l’intera giornata qui se il solito angelo (questa volta a forma di signorina non parlante inglese) non ci avesse fatto passare avanti ai 60 turchi in fila!
Finalmente possiamo riportare la nostra Ford all’AVIS e salutarla definitivamente: 2400 chilometri percorsi, tre pieni e non ci ha dato alcun problema!
bursa
Finalmente possiamo dedicarci a Bursa, antica capitale ottomana, bellissima città, poco turismo e molte, moltissime cose da vedere. Prima tappa, Osmangazi, il mausoleo di Osman e Orhan, fondatori dell’impero ottomano. Osserviamo Bursa da sotto la torre dell’orologio e scendiamo a Muradiye per visitare il complesso delle tombe della dinastia di Murat ll e della moschea. Il luogo è un’oasi di pace nel bel mezzo di un bellissimo e coloratissimo mercato della frutta. Continuiamo il nostro giro camminando tra la gente per oltre mezz’ora fino ad arrivare ad Ulu Camii, la meravigliosa grande moschea. Entriamo e rimaniamo ammaliati dalla sua sontuosità e dalla sua grandezza. Lasciamo la tomba verde e la moschea verde per ultime.
Con molto disappunto scopriamo che la moschea verde è in fase di restauro e che quindi non si può entrare. La fortuna però inizia a tenderci la mano: incontriamo un tizio che, forse con l’intento di venderci qualcosa, o forse solo perché lavora in Italia ci porta all’interno della moschea. E’ un cantiere, ma si possono ammirare gli splendidi dipinti bizantini e le bellissime maioliche smeraldo a cui deve il nome.
suq di Bursa.
Ringraziamo il tizio che nel frattempo ci ha portato nella sua dimora ottomana stracolma di kilim e splendidi tappeti e ci congediamo dicendogli che, essendo viaggiatori zaino-in-spalla non abbiamo abbastanza denaroA cena ci fermiamo in un locale vicino l nostro hotel, mangiamo kebap di pollo o di vitello, fegatini (Anna) ed un piatto buonissimo costituito da una polpetta gigante coniuta con salsa piccante a detta di Mchele “il piatto più buono dopo le kofte di Ankara”.
Dodicesimo giorno: Bursa Bazar
Sveglia alle 7, una colazione da pasha al Golden Thermal, alle 8 io Michele ed Anna partiamo per andare al bazar, mentre Andrea va all’hamman .
Il Bazar di Bursa è poco frequentato dai turisti, anche perché sono pochi i turisti che vengono in città. Si può trovare di tutto, dalle spezie ai vestiti per le cerimonie di circoncisione alla frutta ed l pesce.
Un catamarano veloce ci porterà in poco meno di due ore ad Istanbul.
Scorgiamo la città immersa in una nuvola nera di smog. La sua grandezza è impressionante e dal bel mezzo del Mar di Marmara occupa l’intero orizzonte.
Da Yenecapi, il porto, prendiamo il bus fino a Taxim, in nessuna guida è segnalato il pulman, ma se vi capita di averne bisogno, sappiate che da Yenecapi a Taxim con gli zaini, il mezzo più comodo è il bus.
La nostra sistemazione è a cinque minuti di strada da piazza Taxim, nella parte nuova della città. A cena andiamo, ancora frastornati dalla confusione e dal traffico, in un self service in Isikital Caddesi , poi dopo una passeggiatina torniamo a casa e ce ne andiamo a letto.
Tredicesimo giorno: Istanbul
Quattordicesimo giorno: Istabul
Questa mattina ce la prendiamo un pò piú comoda: alle 9 usciamo da casa e ci dirigiamo verso Istiklal caddesi per percorrere il lungo tratto di strada che da Taksim conduce fino a Sultanamet a piedi. Lungo Istikital deviamo a destra su una viuzza secondaria (Balik Pazari) con alcune bancarelle che vendono pesce.
mercato del pesce
E’ questa la zona dei pasaji, le caratteristiche gallerie che si insinuano all’interno dei palazzi ed ospitano negozi di ogni genere. Siamo nel quartiere Pela. Molto particolare é il Pasaji delle librerie nelle quali si possono trovare un’infinitá di libri usati e vecchie riviste. Proseguiamo per piazza Tunel, passiamo per il quariere Galata ed ammiriamo l’ononima torre genovese.
istanbul
Scendiamo attraverso una stretta strada fino ad arrivare alla piazza: semmai dovessi tornare ad Istanbul mi piacerebbe alloggiare qui, a metá strada tra la parte nuova e quella vecchia della città con una meravigliosa vista su Topkapi e sul Corno d`oro.
Un giretto al mercato del pesce, prima del ponte, sul lato opposto di Sirkeci, attiguo al molo da cui partono i traghetti: i banchi espongono sgombri e pesce azzurro appena pescato,in alcune bancarelle si puó addirittura farselo cucinare.
Attraversiamo il ponte e decidiamo di prendere una delle numerose imbarcazioni che effettuano la crociera sul Bosforo (prezzi piú o meno uniformi pari a circa 5 euro per un’ora e mezza di giro fino al secondo ponte tra la parte asiatica e quella europea). La crociera ti fa vedere la cittá da un altro punto di vista ed é consigliabile effettuarla.
istanbul crociera sul bosforo
Pranziamo in un ristorantino proprio dietro la moschea nuova e, poi, ci immergiamo in uno shopping sfrenato al bazar delle spezie. Il mercato consta di due zone: una parte turistica, sovraffollata e con prezzi folli, una parte in cui si possono trovare negozi frequentati da turchi. Quest’ ultima è senza dubbio la zona più interessante.gran bazar
Torniamo verso casa a piedi: stasera abbiamo un appuntamento con Tamara, una nostra amica che conosciamo dai tempi dell’universitá e che vive ad Istanbul da un anno. Insieme a Tamara ed a Philip (il marito) ceniamo e poi cambiamo due locali: una birra su un pub stile irlandese ed un giro di shisha su un delizioso locale tipico situato su un pasaji di Istiklal caddesi. La nostra ultima sera ad Istanbul……