chiesa di San Giovanni di Sinis |
Entriamo nella penisola del Sinis, area di grandissimo interesse naturalistico, con grandi stagni abitati dai bellissimi fenicotteri rosa, e bei panorami, ci dirigiamo dapprima a Capo Mannu, situato nella parte nord della penisola, con la sua alta costa che si getta in un mare strepitosamente blu. Costeggiamo le belle spiagge della zona ed arriviamo a San Giovanni di Sinis ed alla sua bella chiesetta paleocristiana a tre navate, rustica ed unica nel suo genere in Sardegna. Dalla piazza principale del centro abitato partiamo con le nostre mountain bike alla scoperta di Tharros; dopo un breve tratto su una larga strada sterrata, si imbocca un sentiero, sulla destra la bella spiaggetta di San Giovanni dominata dalla torre omonima, la spiaggia è sul mare che qui chiamano “vivo” perché aperto, al contrario del litorale sulla destra che invece si affaccia sul golfo di Oristano “il mare morto” appunto. Oltrepassiamo la cittadella di Tharros e le sue rovine e ci dirigiamo in una caletta che riporta ancora i resti di un antico porto fenicio. Posiamo le biciclette e ci tuffiamo nelle limpide acque del “mar morto” tra scogli e rovine.
Tharros |
Piscinas |
Riprendiamo la strada principale e ci dirigiamo verso sud; attraverso piccoli centri abitati entriamo nell’Iglesiente, terra meravigliosa incontaminata con grandi montagne, spiagge immense e i resti di antiche miniere. Poco prima del centro abiltato di Guspini giriamo sulla sinistra verso Montevecchioe da qui seguiamo le indicazioni per Piscinas:attraverso una bellissima strada sterrata percorriamo la via delle miniere tra strapiombi e montagne mozzafiato, dopo circa 15 chilometri ci ritroviamo all’incrocio che conduce alla famosa spiaggia di Piscinas, dopo qualche tornante in discesa ricomincia la strada sterrata. La percorriamo agevolmente e, troviamo subito il campeggio. Dopo aver montato la tenda scarichiamo le mountain bike e percorriamo gli ultimi 3 chilometri di sterrato che ci separano dalle dune della spiaggia. Con le nostre bici arriviamo a lambire il mare. La spiaggia è immensa, e, nonostante sia quasi ferragosto risulta quasi deserta. A vista d’occhio solo sabbia, e le dune più alte, si ergono alle spalle con la loro vegetazione fatta solo di cespugli bassi. E’ quasi l’ora del tramonto e l’atmosfera è davvero unica, mi ricorda molto Capo Verde.
La spiaggia attrezzata occupa solo una piccolissima parte, qualche fila di ombrelloni e due chioschi-bar. Per accedere al mare con più facilità solo una lunga passerella in legno. Noi non la usiamo e cocciutamente e con difficoltà cerchiamo di pedalare (invano) nella sabbia.
Ma la pedalata più bella e panoramica la facciamo l’indomani all’alba: dal nostro campeggio non ci dirigiamo verso la spiaggia, ma giriamo all’incrocio sulla destra . Da qui la strada sterrata sale attraverso un percorso panoramico che abbraccia tutte le dune di Piscinas. Meravigliosi boschi di ginepri e bassi mirti ci accompagnano, l’aria fresca del mattino ci aiuta a pedalare con più veemenza e, siamo estasiati dall’ambiente, dalla vegetazione e soprattutto dai guadi che dobbiamo attraversare su piccoli ruscelli in cui curiosamente l’acqua è colorata di rosso a causa dei metalli che contiene, (del resto la zona è famosa per le sue miniere ormai dismesse). Alla fine della strada sterrata continuiamo a salire fino a raggiungere il punto più alto. Da qui contempliamo le grandi dune bianche e fotografiamo il mare sotto di noi che , con le sue onde lunghe è in questo momento del mattino frequentato da numerosi surfisti. Comincia a far caldo, ridiscendiamo e, dopo un caffè al bar sulla spiaggia ci dirigiamo al campeggio: è venuto il momento di salutare Piscinas e le sue dune.Ci rimettiamo in viaggio.
La strada che da Piscinas si snoda attraverso le montagne dell’Iglesiente è a dir poco scenografica, alti dirupi, passi tra arbusti piegati dal vento e rocce di tufo. Qui al contrario del nord dell’isola il granito è poco presente e le rocce che costituiscono le montagne e le scogliere sono prevalentemente il tufo bianco o grigio e la trachite. Ci fermiamo nel piccolo abitato di Fiuminimaggiore, dove acquistiamo dei viveri e ci mangiamo un panino all’ombra della vegetazione in riva al fiume proprio di fronte al pittoresco museo dei mulini ad acqua: un vecchio mulino (che qui ha prodotto energia fino ai primi anni 80) oggi è stato trasformato in museo e, sono esposti tutti i pezzi e le attrezzature un tempo usate. Ripartiamo dal paese e ci dirigiamo verso la bella costa di Buggerru e qui inizia il nostro bellissimo giro panoramico che va da capo Pecora a Capo Altano. Si susseguono bellissime spiagge bianche che purtroppo in questo periodo sono molto affollate, tra le quali la più suggestiva è quella di Portixeddu con alle spalle delle magnifiche dune bianche. Dopo un Sali e scendi tra ripidi tornanti in salita ed in discesa, davanti a noi appare il “Pan di zucchero” bellissimo ed imponente scoglio che svetta tra le acque di un mare di mille colori. La roccia o meglio, il faraglione, è cosi’ chiamato perché la sua forma e la roccia calcarea che lo costituisce lo fa somigliare ad un gigantesco dolce posato, li’ e lambito dalle acque cristalline.
Porto di Calasetta |
Prossima tappa del nostro viaggio: Isola di Sant’Antioco; trovare un b&b è un po’ un’impresa, ma alla fine lo troviamo proprio nel centro del paese. Dopo una serata piacevole tra balli e canti nella piazza principale , ci trasferiamo a Calasetta da dove prendiamo un traghetto per andare nella vicina isola di San Pietro, e nel suo unico villaggio , Carloforte, costruita dai genovesi e città più a ovest d’Italia. Da qui il nostro viaggio volge al termine, attraverso la bellissima strada che si snoda nella costa sud della Sardegna raggiungiamo Cagliari, ultima tappa del nostro viaggio.
la Corsica ancora mi manca… in bici sarebbe un modo stupendo per visitarla!
Bellissimo viaggio! Ho fatto quest’estate il tuo stesso percorso, anche se non in bicicletta.