Mentre all’aeroporto di Buoenos Aires sono in attesa di imbarcarmi nel volo notturno per El Calafate, prima tappa in Patagoniam, sud America estremo, riordino un po’ le idee e cerco di raccontarvi questi due giorni di viaggio che mi hanno portato fino a qui. Da Milano siamo partiti sabato sera per atterrare in una Madrid piovigginosa e quasi deserta. Abbiamo dormito a casa di Miguel, nei pressi di Avenida des americas, prenotando con airbnb.
All’alba abbiamo preso un bus per arrivare fino al centro ed abbiamo fatto colazione a Puerta del Sol e passeggiato per la Gran Via con un ombrello preso in prestito da Miguel.
Il tempo di ripassare a prendere i nostri zaini e siamo in partenza per l’aeroporto: ci imbarcheremo per Buenos Aires a mezzogiorno. La città ci accoglie sotto una fitta pioggerella: pare che ormai sia diventata una consuetudine!
Con un taxi raggiungiamo il nostro terrificante ostello nel quartiere Palermo (qui ti racconto tutto) . A casa sarebbero le una di notte, ma noi non ci arrendiamo: posiamo la nostra roba ed andiamo dritti ” nel ristorante sotto casa” a mangiare qualcosa e a brindare con due birre argentine al nostro viaggio! Ormai non riusciamo nemmeno a tenere gli occhi aperti: torniamo all’ostello, ci infiliamo nei nostri sacco lenzuolo e sveniamo letteralmente sul materasso cigolante.
Alle 6 sono già sveglia, complici le 5 ore di fuso orario e, alle 7,30 siamo pronti per visitare la città; peccato che trovare un posto per fare colazione è un’impresa: pare che a Buenos Aires se la prendano comoda e che, fino alle 10 non ci sia nemmeno un cane in giro!
Noi non ci lasciamo scoraggiare e, al solito iniziamo a camminare a piedi esplorando dapprima il quartiere Palermo, poi passiamo in piazza Italia e continuiamo fino al delizioso quartiere della Recoleta dove effettuiamo la visita al cimitero monumentale che ospita la tomba Evita Peron. Poi torniamo in ostello per il check out. Facciamo deposito bagagli ed in metro raggiungiamo il centro dove pranziamo in un delizioso locale.
Nel pomeriggio visitiamo la casa rosada e ci spingiamo fino all’obelisco ed al teatro Colon. Poi torniamo a Palermo per riprendere la nostra roba e raggiungere l’aeroporto.
Domani saremo in Patagonia, sud America.
Sud America: Patagonia Argentina
L’aereo atterra ad El Calafate poco prima dell’una di notte e dal piccolo aeroporto raggiungiamo in taxi condiviso il nostro ostello questa volta decisamente molto carino! Dormiamo poche ore e,alle 8 siamo, siamo di nuovo pronti per andare a ritirare la nostra auto a noleggio. Oggi è il grande giorno: oggi incontreremo lui, la star indiscussa della Patagonia, oggi faremo l’escursione al Perito Moreno.
Ci fermiamo a fare colazione in un locale al centro di El Calafate e poi comperiamo i panini per il pranzo. Imbocchiamo, con la nostra nuova auto, la strada che conduce al ghiacciaio. Costeggiamo il Lago Argentino e poi seguiamo le indicazioni per il Parco Los Glaciers. Impieghiamo circa 2 ore per percorrere 80 chilometri, del resto, non fermarsi a fotografare il particolarissimo panorama è davvero impossibile.
Finalmente entriamo nel parco Los Glaciers , paghiamo l’ingresso e proseguiamo attraverso la tortuosa strada.
Da questo punto in poi ogni curva ci riserva una sorpresa: lagune, laghetti, folti boschi verdissimi, poi d’improvviso un mirador, il primo di una lunga serie: finalmente vediamo il fronte del ghiacciaio! Bellissimo, ma non emozionante visto da così lontano! Continuiamo la strada fino al cartello che indica il porticciolo da cui partono i catamarani che fanno il giro sul Lago Argentino. Ci imbarcheremo alle 13 per vedere da vicino il Perito Moreno. Un’esperienza da fare, ma l’emozione più grande si prova quando si sale fino all’inizio delle passerelle e, dal primo “mirador” si vede dall’alto tutto il ghiacciaio e si comprendono le sue vere dimensioni!
Percorriamo tutti i 4 chilometri di passerelle, ci fermiamo per “ascoltare” il ghiacciaio: rumori sordi, rumori del ghiaccio che si rompe e che cade fragorosamente nell’acqua. L’esperienza al ghiacciaio Perito Moreno abbraccia un mare di sensazioni!
È ormai tardo pomeriggio, a malincuore ci alziamo dalla panchina dell’ultimo mirador: dobbiamo tornare ad El Calafate. Domani ci attende una nuova avventura!
Da El Calafate al Cile: terzo giorno
Al solito alle sei sono sveglia, purtroppo però oggi il tempo non promette per niente bene: durante la notte un forte vento ed una debole nevicata si sono abbattuti sulla Patagonia e, per di più oggi, dovremmo partire per il Cile. Facciamo colazione con calma, carichiamo gli zaini in macchina, salutiamo la signorina dell’ostello e prendiamo la strada che conduce a Rio Gallegos. Nel frattempo ha iniziato a nevicare, niente di preoccupante, piccoli fiocchi che davvero non disturbano il viaggio, ma, man mano che iniziamo a salire la strada si copre di uno strato di nevischio.
Ci spaventiamo e pensiamo seriamente di modificare i nostri piani; ad un certo punto, quando abbiamo deciso di tornare ad El Calafate, incrociamo una macchina: il conducente si ferma e ci dice di continuare: ormai il peggio è passato e la strada è perfettamente percorribile fino al Cile. Rincuorati, ma non del tutto convinti, seguiamo il consiglio del nostro nuovo amico e, infatti, dopo qualche curva, la strada è completamente libera e comincia a scendere. In poco tempo ci ritroviamo ad Esperanza e poi seguiamo le indicazioni per la frontiera cilena. Sembra che il sole faccia capolino quando, dopo tutti i controlli di rito, entriamo in Cile. La strada tra Argentina e Chile è sterrata e veramente mal messa, tant’é che in un primo momento abbiamo pensato di aver sbagliato! Addirittura non avevamo nemmeno visto la frontiera Argentina e ci siamo ritrovati in quella cilena senza aver fatto timbrare l’uscita dall’Argentina! Proprio come due clandestini!😜
Insomma, alla fine, dopo tutte queste peripezie, riusciamo ad entrare in Cile ed ad arrivare al parco Torres del Paine. La strada che percorre il parco è tutta sterrata, ma si percorre senza alcuna difficoltà. Facciamo tutto il giro fino al Lago Pohe fermandoci decine di volte a fotografare il panorama davvero notevole.Branchi di guanachi, una specie di lama, ci attraversano la strada e sono bellissimi! Non ti stancheresti mai di guardarli.
Ormai è tornato il sereno ed i profili delle montagne si vedono distintamente e si riflettono sui laghi del parco. All’ora del tramonto arriviamo nel nostro rifugio, il meno costoso ed il più spartano di tutto il Paine che comunque ci costa l’equivalente di 150 euro solo per dormire in camerata!! Ma la fortuna gioca un ruolo decisivo: stanotte dormiremo soli: ci sistemano in una camerata vuota vista montagne. Qui puoi vedere dove abbiamo dormito a Torres del Paine.
P.S. Questo post lo sto scrivendo da sotto il mio caldo piumone vista montagna! 😉
Patagonia Cilena: quarto giorno
La mattina alle 7 il cielo è coperto da una fitta coltre di nubi, dalla finestra della nostra camera non si vedono neanche le cime innevate. Facciamo colazione riflettendo se abbandonare o meno l’idea di fare trekking fino al mirador los torres. Intanto una fastidiosissima pioggerella peggiora ulteriormente la situazione.
Dopo aver caricato gli zaini in macchina scendiamo fino all’entrata del parco per capire quale saranno gli sviluppi della situazione meteo; la risposta della ragazza addetta è spiazzante: “io non lo posso sapere, qui il tempo a Torres del Paine cambia nel giro di 15 minuti“. Allora usciamo e ci mettiamo a scrutare il cielo; decidiamo di rischiare.
Raggiungiamo quindi l’ultimo parcheggio e bardati con berretti e zaini iniziamo a camminare. In realtà ha già smesso di piovere ed il cielo sembra si stia rischiarando. Tutta la giornata , e conseguentemente tutte le 8 ore di trekking, saranno caratterizzate da questa variabilità : sole, nuvole ed a tratti addirittura neve. Il paesaggio è bellissimo, specie quando si arriva in quota e si scopre tutto il panorama sui laghi glaciali. La camminata è molto lunga, il terreno è fangoso e, specialmente nell’ultimo tratto occorre una buona preparazione fisica. Purtroppo, una volta giunti al mirador, le tre torri erano coperte da una fitta coltre di nuvole, per cui non abbiamo visto praticamente niente! Puoi leggere anche il mio post che racconta il mio trekking al parco Nazionale Torres del Paine.
In compenso però, ridiscendendo, il cielo si è rischiarato ed almeno da lontano abbiamo potuto ammirare il simbolo del parco.
Alle 17,30, siamo di nuovo alla macchina, dobbiamo percorrere di nuovo tutta la strada del parco per arrivare fino a Puoerto Natales.La strada è praticamente tutta sterrata, ci impieghiamo più di 2 ore a arrivare alla provinciale ed il tramonto infuocato ci accompagna fino al fiordo Ultima Speranza in cui si trova la cittadina cilena. Stanotte dormiremo in un bellissimo lodge con vista panoramica sul fiordo, prenotato due giorni fa grazie ad un’offerta di booking.
Patagonia Cilena: quinto giorno
La colazione abbondantissima nel nostro lodge di Puerto Natales a quattro stelle è vista fiordo Ultima Speranza con un magnifico panorama sulla città.
Oggi ce la prendiamo con calma: passeggiamo tra le vie ventose della graziosa cittadina dalle caratteristiche casine colorate,visitiamo il vecchio edificio che ospita il Comune, e poi, in tarda mattinata prendiamo la via del ritorno in Argentina.
Ripercorriamo la strada di 3 giorni fa quando ci aveva colti la bufera di neve, per fortuna oggi splende il sole ed il panorama sul Parco torres del Paine è notevole! Le torri sono visibili da lontanissimo e non ci stanchiamo mai di fermarci a fotografare l’orizzonte che sembra non finire mai! In circa 5 ore, tra soste e controlli alle frontiere, devo dire abbastanza veloci, siamo ad El Calafate
Le ultime ore al Calafate sono intensissime: abbiamo in programma la visita al museo del ghiaccio, il Glaciarium, una bella struttura situata a circa 6 chilometri dal centro del paese che racconta la storia dei ghiacciai più importanti ed in particolare di quelli del parco los Glaciers e dello Hielo Sur, La vista dura circa un’ora e mezza, comprende anche la visione di tre video, il prezzo del biglietto d’entrata è piuttosto caro ( l’equivalente di 20 euro a testa) ma il museo è molto particolare ed interessante.
È quasi l’ora del tramonto quando ci fermiamo lungo il Lago Argentino per ammirare i fenicotteri rosa che qui sono di un colore davvero acceso ! Alle 20 riportiamo l’auto al rent car. Ho prenotato un ostello molto spartano in paese per riposarci qualche ora: questa notte alle 3 saliremo su un bus che ci porterà a Rio Gallegos e da li prenderemo la coincidenza per Ushuaia 15ore di bus attraverso la Patagonia del sud! Stasera ci mangiamo una buonissime bistecca Argentina e domani la nostra avventura continuerà nella Tierra del Fuego.
Verso la Terra del Fuoco: sesto giorno
Oggi saremo in viaggio per raggiungere da El Calafate ad Ushuaia via terra. Alle 3 di notte al Terminal di El Calafate, saliamo sul l’autobus che ci porta a Rio Gallegos; le 4 ore scorrono lisce come l’olio, il pullman è infatti molto comodo anche perchè ho deciso di viaggiare nelle poltrone di “prima classe”. Dormiamo tutto il tempo e raggiungiamo Rio Gallegos alle 7 di mattina senza neanche accorgerci ed in perfetto orario per la coincidenza che in 11 ore ci dovrebbe portare a Ushuaia. Il bus per Ushuaia è un po’ più scomodo del precedente, ma era l’unica opzione per non rimanere almeno una notte a Rio Gallegos che, detto tra noi, non mi è neanche sembrato un granchè! 😉 Leggi la mia esperienza in bus da El Calafate ad Ushuaia.
Partiamo con un leggero ritardo e dopo poco più di un’ora siamo alla frontiera cilena. Passiamo tutti i normali controlli ( passaporti e controllo dei bagagli) e, poi ci chiudono tutti in uno stanzino dicendo che è “una normale procedura”.
Apprenderemo più tardi che qualcuno ha nascosto nel bagno del pullman un grammo di marijuana puntualmente trovata dal cane antidroga, lo stesso che poi ci annuserà uno ad uno per capire chi sia stato . Insomma, la bestiola riesce a capire facilmente chi è stato il fantomatico possessore della droga, ma la persona in oggetto non è perseguibile perché di fatto non detiene lo stupefacente. Fatto sta che , questo “incidente ” ci fa perdere circa 3 ore alla frontiera e, vista la condizione precaria delle strade, non le recupereremo più.
Finalmente, a mezzogiorno passato, riprendiamo il cammino, passiamo lo stretto di Magellano e siamo finalmente nell’Isla Grande della Tierra del Fuego.
Di nuovo le frontiere, questa volta tutto fila liscio, in circa 4 ore arriviamo Rio Grande. Cambio di bus per percorrere l’ultimo tratto fino ad Ushuaia: ancora tre ore di panorami mozzafiato illuminati dalla romantica luce del tramonto. Poi le montagne e finalmente a notte fonda le luci di Ushuaia!
Arriviamo ad Ushuaia con 4 ore di ritardo, prendiamo un taxi e, in 5 minuti siamo al nostro ostello nelle vicinanze dell’aereoporto. Fortunatamente le camere sono tutte occupate, così ci sistemano in un graziosissimo e caldissimo miniappartamento con bagno privato! Proprio quello che ci vuole dopo 20 ore di bus!
Terra del Fuoco: Settimo giorno
Dormiamo come ghiri fino alle 7 e poi scendiamo a fare colazione. Il ragazzo alla reception ci elargisce dei consigli su come impiegare i nostri due giorni e mezzo ad Ushuaia. Per il pomeriggio ci prenota la gita in catamarano nel canale di Beagle e poi ci spiega come arrivare in centro sia in autobus che a piedi. La giornata è molto luminosa ed il sole splende sulle casine colorate di Ushuaia. Iniziamo a girare il centro a piedi: è domenica mattina, c’è pochissima gente in giro ed i negozi sono chiusi. Arriviamo al porto e poi ritorniamo nella via principale. Ci fermiamo a pranzo in un ristorante del centro verso l’una, poi alle 15 ci dovremmo imbarcare nel nostro catamarano.
Pranziamo nel ristorante affollato e ci fermiamo circa un’ora e mezza; quando usciamo Ushuaia ci sembra un’altra città: si è alzato un fortissimo vento ed ha iniziato a nevicare. Come immaginavamo al porto ci comunicano che la nostra gita in catamarano non si potrà effettuare a causa del forte vento: la capitaneria di porto ha vietato a tutte le barche di salpare.
Delusi ed infreddoliti torniamo all’ostello, facciamo spesa nella panaderia sulla strada e ci ritiriamo nel nostro appartamento visto che fuori ha ricominciato a nevicare. Ci mancano solo l’albero ed il presepe e saremmo veramente al completo! 😜
Mentre ci beviamo una birra escogitiamo un piano B: domani faremo trekking al parco naturale della Tierra del Fuego e poi martedì mattina riproveremo ad imbarcarci per la navigazione nel canale di Beagle. Incrociamo le dita!
Trekking al parco naturale della terra del fuoco: ottavo giorno
Anche questa mattina la sveglia è prima delle 7. Purtroppo nevica ancora, ma non ci possiamo davvero permettere di modificare i nostri piani, per cui, volenti o nolenti chiediamo al ragazzo dell’ostello di chiamare il bus pubblico per portarci al parco natural della tierra del Fuego. Alle 10, dopo una ricca colazione in ostello, partiamo e con noi vengono anche un gruppo di brasiliani ed un altro escursionista solitario. Arriviamo all’entrata del parco mentre una bufera di neve si abbatte su Ushuaia. Oggi, nonostante il tempo da lupi, abbiamo intenzione di effettuare il Trekking al Parco naturale della Terra del Fuoco.
Il tempo di pagare il biglietto di entrata al parco e per fortuna, il cielo si rischiara: le nuvole lasciano finalmente filtrare i raggi del sole. L’autista del bus ci spiega quali sentieri possiamo percorrere e quali invece sono chiusi e ci lascia all’ incrocio che porta alla baia Lapataia. L’appuntamento è per le 17 alla fermata del bus. Iniziamo a camminare, prima destinazione la bella baia . Alla baia Lapataia termina la ruta 3 panamericana che inizia 17000 chilometri più a nord, in Alaska.
Ripartiamo dalla baia Lapataia e percorriamo un bellissimo sentiero che ci porta fin sulle rive del Lago Roca. Il tempo è sempre variabile, ma almeno non nevica e c’è poco vento. Il sentiero che costeggia il lago Roca é molto bello e si snoda in un bellissimo bosco con alberi giganteschi, ruscelli e rocce. Il percorso dura circa 3 ore tra andata e ritorno e noi lo facciamo tutto, fino al confine con il Cile. Alle 16,30 siamo alla fermata del bus, in tempo per evitare di camminare sotto una vera e propria bufera di neve: quando alle 18 arriviamo ad Ushuaia, uno strato di neve ricopre la strada ed il paesaggio si è imbiancato. Rientriamo nel nostro accogliente appartamento e ci prepariamo la cena.
Canale di Bigle : nono giorno
Oggi, nel primo pomeriggio, ripartiremo da Ushuaia, il nostro viaggio in Patagonia toccherà le sponde Atlantiche con la penisola di Valdes e Punta Tombo, ma prima, dobbiamo effettuare la famosa navigazione sul canale di Beagle. Questa mattina il tempo promette bene, anche se le solite ” nuvolacce” si iniziano a scorgere minacciose al’orizzonte. Facciamo colazione nel nostro ostello e con un taxi raggiungiamo il porto.Finalmente non c’é vento ed il nostro catamarano potrá salpare!
Saliamo sull’ imbarcazione che per fortuna è mezza vuota, potremo vedere il panorama tranquillamente senza dover cercare tra le teste dei passeggeri! 🙂 ( viaggiare in bassa stagione ha qualche vantaggio!)
Il giro si articola in tre tappe: uno stop difronte all’isoletta de cormorani, uno di fronte alla piccola colonia di leoni marini e poi si arriva al faro. Ci cerchiamo un posto dal quale avere una veduta più ampia all’interno del catamarano anche perchë fuori fa un freddo cane!
Il mare non è molto mosso, per fortuna, ma in tarda mattinata si alza un di nuovo il vento ed è praticamente impossibile stare fuori sul ponte. A mezzogiorno in punto torniamo al porto ed in taxi torniamo all’ostello per prendere le nostre valige ed andare diretti all’aeroporto di Ushuaia: siamo pronti per volare a Trelew, circa 1300 chilometri più a nord, nella Patagonia Atlantica.
Atterriamo nel microscopico aereoporto in perfetto orario. Siamo i primi a ritirare l’auto a noleggio, visto che viaggiamo solo con il bagaglio a mano e non dobbiamo aspettare le valige come gli altri passeggeri; cosí, alle 6 del pomeriggio arriviamo all’ostello che ci ospiterà per le prossime 2 notti a Puerto Maidryn, movimentata cittadina balneare a circa un’ora della Penisola di Valdes dove andremo domani. In nostro albergatore ci consiglia un buon ristorante dove poter mangiare il pesce, ma noi non lo troviamo e “ripieghiamo” sulla solita bistecca. 😍
Penisola di Valdes: decimo giorno
Colazione alle 7 e poi velocemente partiamo verso la penisola di Valdes: in tutto oggi dovremmo percorrere circa 400 chilometri tra piste sterrate e strade asfaltate.
Purtroppo proprio lungo la strada asfaltata per raggiungere la penisola un sassolino colpisce il parabrezza della nostra auto e rompe il vetro. Durante i nostri on the road in giro per il mondo è la prima volta che ci succede, purtroppo non ci possiamo più fare più niente, speriamo che tenga fino a domani, quando restituiremo la macchina in areoporto. In più, come tutte le volte che noleggio la macchina, ho stipulato una polizza assicurativa all inclusive, per cui almeno dal punto di vista economico non saremo penalizzati.
Cerchiamo di non pensarci ed arriviamo alla biglietteria alle 9 ed iniziamo a girare il parco.
E’ nostra intenzione percorrere tutto il periplo della penisola partendo da punta norte. La strada è tutta sterrata, bella, ma comunque sterrata; in tutto oggi faremo circa 200 chilometri di pista. La penisola di Valdes è un ambiente naturale bellissimo e protetto, non a caso è dal 1999 patrimonio UNESCO. Si possono osservare i leoni marini, i giganteschi elefanti marini, tantissimi guanacos e poi, noi fermandoci ad ogni movimento abbiamo visto anche i nandù, un animale simile allo struzzo, l’armadillo, e decine di roditori. Ma l’incontro più bello l ‘abbiamo avuto con i pinguini di Magellano. Siamo riusciti addirittura da terra a vedere due balene!
Alle 4 del pomeriggio abbiamo completato il nostro giro e siamo arrivati a Puerto Piramides, l’unico villaggio della Penisola di Valdes.
Si è alzato un vento fortissimo , ci compriamo 2 empanadas e poi riprendiamo la strada di Puerto Madryn. Questa sera vogliamo cenare in quello che sembra essere il ristorante migliore della città, La Cantina el Nautico, ieri sera avevamo provato ma c’era circa un’ora e mezza di attesa. Questa sera finalmente ci riusciamo e facciamo una scorpacciata di pesce!
Punta Tombo: undicesimo giorno
Oggi lasceremo il nostro ostello di Puerto Madryn per tornare verso sud a Punta Tombo per visitare la pinguineira ed osservare da vicino la colonia di pinguini di Magellano più grande del mondo. Punta Tombo si trova a poco più di 100 chilometri da Trelew, da dove stasera ripartiremo con un aereo verso Buenos Aires, in tutto la strada da percorrere oggi è di circa 300 chilometri.
Per fortuna la maggior parte della strada è asfaltata solo gli ultimi 40 chilometri sono su sterrato, ma questa volta percorrerli è una gran fatica, infatti purtroppo é piovuto e la pista é molto fangosa.
Arriviamo a Punta Tombo verso le 11, fa un gran freddo e tira un vento gelido. Dopo aver pagato il biglietto d’ingresso, visitiamo il piccolo interessantissimo museo vicino al punto informazioni e poi ci dirigiamo verso il mare per vedere la grandissima colonia di pinguini. È difficile raccontare questo strano posto: buche ovunque e pinguini che ti attraversano lungo il cammino. Le femmine in questo periodo covano nel nido ed i maschi presidiano il territorio .
Non si può non provare una tenerezza infima per questi dolcissimi animali. Il paesaggio tra l’altro è molto bello: rocce rosse su un mare turchese e limpido, benchè oggi sia molto mosso. Accanto ai pinguini alcuni guanacos pascolano a pochi metri dalla spiaggia insieme ad intere famiglie di nandù. Anche in questo luogo la natura regna sovrana e gli animali si possono osservare nel loro ambiente naturale.
Alle 15 torniamo verso Trelew e fatichiamo molto a trovare un ristorante per mangiare qualche cosa: il paese non è grandissimo e ci sono pochissimi turisti in giro.
È venuto il momento di tornare in aereoporto e prendere il nostro ultimo volo interno: oggi lasceremo definitivamente la Patagonia per tornare a Buenos Aires. A mezzanotte entriamo nella camera del nostro 4 stelle Buenos Aires, che ti consiglio, rigorosamente low cost, a due passi da piazza S. Martin.
Buenos Aires: dodicesimo giorno
Questa mattina ce la prendiamo comoda, dormiamo un po’ di più, facciamo colazione nel nostro hotel e poi usciamo con calma. Fermiamo un taxi per raggiungere il caminito a la Boca. Ci hanno tutti messo in guardia su questo quartiere storico, anche il tassista, prima di lasciarci ci fa le sue raccomandazioni. La Boca è molto turistica, ma, oltre al caminito, ai suoi negozi ed alle bancarelle che espongono sempre la solita merce non c’è molto altro.
Abbiamo raggiunto a piedi la Bombonera, il celebre stadio, ma una signora ci ha subito messi in guardia: non proseguite oltre perché può essere pericoloso.
Quindi, scattiamo alcune foto alle tipiche casette colorate, ci fermiamo a parlare con un signore in vena di confidenze che sta bevendo il mate e ci spiega come si prepara e poi decidiamo di prendere un bus per tornare in centro: non abbiamo alcuna intenzione di fermarci in uno dei tanti centri commerciali sul caminito.
Scendiamo a Puerto Madero e passeggiamo ammirando gli antichi magazzini oggi restaurati : il quartiere è molto bello ed il processo di riqualificazione lo ha veramente valorizzato creando un ambiente moderno e raffinato degno di una metropoli come Buenos Aires.
Ci fermiamo a pranzo in una taverna sotto i portici e poi ce ne torniamo in hotel a riposare. Nel pomeriggio passeggiamo tra Plaza Mayor e la Cattedrale ed assistiamo a qualche spettacolino di tango in strada.Sul tardi con la metro raggiungiamo il quartiere di Palermo dove ceniamo in un delizioso locale a due passi da piazza Serrano.
Purtroppo sono le nostre ultime ore a Buenos Aires, passeggiamo qualche ora senza meta: abbiamo giá nostalgia dell’Argentina e della Patagonia, ma, siamo sicuri che torneremo, del resto non può essere altrimenti : abbiamo mangiato la bacca di calafate e, come saprete, questo è il presupposto per tornare! 😜